Elvira D’Amico

Inediti arredi sacri a ricamo dei secoli XVIII e XIX nella chiesa di San Francesco di Paola a Palermo


elvi.damico@alice.it
DOI: 10.7431/RIV25072022

La tradizione di arredi sacri di alto livello nel convento dei Minimi di Palermo, rappresentata dai superbi paliotti seicenteschi in corallo, continua nei primi decenni del secolo XVIII grazie ai doni effettuati ad esso dall’arcivescovo Gasch, appartenente all’ordini dei Minimi, di cui ci dà notizia il Mongitore, un baldacchino di drappo d’oro del valore di 33 scudi assieme ad otto panni  dipinti e a un apparato di broccato 1. Un inedito manufatto di gran pregio (Figg. 12), solo di recente riapparso nella chiesa per le occasioni solenni – nella fattispecie il seicentenario della canonizzazione di S.Francesco di Paola avvenuta nel 1519 – sembra inserirsi nell’ambito della stessa cultura artistica  ravvisabile nei manufatti elargiti dall’arcivescovo valenzano. Si tratta del tosello in tessuto di seta cremisi, con fitti ricami appliqué a volute vegetali in filati d’oro e d’argento sul dossale, e sulla balza anteriore il motto CHARITAS entro un’orifiamma. I girali intrecciati e concatenati fra loro accolgono fiori grandi e piccoli – crisantemi, gigli, tulipani – creando una superficie preziosa e scintillante tutta giuocata sul contrasto luministico oro-argento e sulle sapienti variazioni del punto steso, tanto che non è escluso che l’opera possa identificarsi con quel baldacchino “in drappo d’oro” donato dal Gasch e ricordato dal Mongitore, di cui sopra. E’ altresì plausibile che esso possa essere stato commissionato  o regalato alla chiesa per accogliere la nuova statua d’argento del santo, realizzata da Placido e Antonio Carini nel 1738 ca. 2, uso al quale è ancor’oggi adibito.

Il manufatto, di gusto prettamente barocco, si viene ad annoverare tra i principali baldacchini liturgici del capoluogo siciliano, assieme a quello all’incirca coevo dell’Immacolata nella chiesa di San Francesco d’Assisi, ricamato in fili serici policromi e all’altro primo ottocentesco da poco riscoperto nella chiesa di S.Caterina d’Alessandria, in velluto rosso e ricami in filati metallici.

Il motto CHARITAS identificativo dell’ordine dei Minimi, si ritrova al centro di un elegante paliotto della metà circa del Settecento (Fig. 3), ricamato in stile barocchetto-rocaille con filati in oro e seta policroma, a ramages da cui nascono mazzetti e ghirlande floreali in tinte pastello; in alto le ali di quella che doveva essere una colomba e un vaso fiorito, nella parte sottostante un altro scenografico vaso i cui rami ricurvi accolgono il motivo a reticolato, tipico dei parati sacri siciliani della prima metà del secolo.

 Altri due inediti manufatti a ricamo di stile neoclassico fanno ulteriore luce sull’apporto dato alle arti decorative della chiesa tra Sette e Ottocento dalle due confraternite che storicamente alloggiavano in essa.

Alla confraternita dei Terziari francescani presente nella chiesa a partire dal 1739 3, è da ascrivere un magnifico stendardo (Fig. 4) in taffetas avorio con pendoni polilobati, interamente campito da ricami in oro filato, oro lamellare e paillettes a motivi intrecciati e ovoli contenenti rosette, tipici della decorazione neoclassica. In centro campeggia il motto CHARITAS a lettere cubitali in oro su di una eterea nuvola in filati d’argento, entro un’ orifiamma dorata circondata da girali ricurvi con gigli.  Sul retro è cucita una fodera in taffetas rosso  recante l’insegna di S.Oliva ricamata in filati d’argento, corona che racchiude due rami d’ulivo e di palma (Fig. 5). Rilevante dunque è il manufatto anche sul piano del significato simbolico che unisce indissolubilmente il motto dell’ordine dei Minimi all’emblema della santa titolare della primitiva chiesa cinquecentesca.

  Alla confraternita di S.Oliva, e per essa alla  “maestranza dei sartori”, insediatasi sin dagli inizi del Cinquecento nella cappella dedicata alla santa 4, appartiene infine un paliotto tripartito il cui cartone, recante vasi fioriti nei riquadri laterali, si ripete identico in altri avanti altari coevi del capoluogo siciliano (Fig. 6). Esso ha la particolarità di recare al centro un ovale all’interno di un’orifiamma, coi santi protettori della confraternita, S.Oliva e S.Omobono, ricamati in fili serici a punto pittura (Fig. 7). La presenza della “maestranza dei sartori” nei primi decenni dell’Ottocento è ancora attestata nelle carte d’archivio, come nel secolo precedente 5, dal mantenimento da parte di questa della lampada votiva posta di fronte alla cappella di S. Oliva, come si evince da un inedito documento del 1826:

“6 agosto 1826

o.4.24 Per la Mastranza dei Sartori sono dette onze 4.24 per l’1.6 annuale che pagano per causa della lampada nella cappella di Santa Oliva per l’anni corsi dal 1822 sino al 1825 come per ricevo del Reverendo Padre Correttore. …o.4.24” 6.

  1. Cfr. G. Bongiovanni, Note sulla decorazione pittorica della chiesa e sacrestia, in Restauri nella chiesa di S.Francesco di Paola di Palermo , Soprintendenza ai BB.CC.A. di Palermo, Palermo 2015, p.25;  E.D’Amico, Le opere della chiesa di San Francesco di Paola a Palermo, in Sacra et Pretiosa.Oreficeria dai monasteri di Palermo Capitale, a cura di L. Bellanca, M.C. Di Natale, S. Intorre, M. Reginella, Palermo 2019, pp.149-154.[]
  2. E. D’Amico, Statua reliquiaria di S.Francesco di Paola, II.252., in Ori e argenti di Sicilia dal Quattrocento al Settecento, catalogo della Mostra a cura di M.C. Di Natale, Milano 1989.[]
  3. R. Sinagra, Confraternita dei Terziari di San Francesco di Paola, I,35, in Le confraternite dell’arcidiocesi di Palermo. Storia e Arte, a cura di M.C.Di Natale, Palermo 1993.[]
  4. S. Terzo, Confraternita di S.Oliva e S.Omobono, I,2. in Le confraternite…,1993.[]
  5. E. D’Amico, Il convento e chiesa di S.Oliva dei Minimi di San Francesco di Paola. Considerazioni iconografiche e contributi documentari, in Restauri…, 2015, pp. 33-40.[]
  6. Archivio di Stato di Palermo, Corporazioni soppresse, San Francesco di Paola, vol.558, f.44v.[]