Danae Du Chaliot Maresca

La decorazione della musica e la musica decorata, il clavicembalo di Villa Whitaker

saradanaelena@gmail.com
DOI: 10.7431/RIV29072024

La musica è arte legata all’ascolto e al suono ma è anche profondamente legata alle arti decorative. Vi sono svariati esempi interessanti di questo profondo sodalizio1. Infatti, non solo gli strumenti musicali per secoli sono stati rappresentati in dipinti, sculture e architetture ma sono anch’essi a loro volta ornati e decorati su coperchi, coperture, casse armoniche, gambe di supporto e impreziositi da pitture, intagli, dorature, applicazioni.
Gli strumenti musicali rappresentano una classe particolare di manufatti dal valore simbolico e rituale, non solo quindi meri oggetti di lusso e di convivialità, dei quali è interessante approfondire il rapporto con le arti decorative. Le rispondenze formali tra la manifattura, la costruzione e la accurata ricerca dei materiali sono legate indissolubilmente alla produzione del suono, ma non meno importante è la scelta di abbellirne la foggia con motivi ornamentali, talvolta semplicemente decorativi, spesso allusivi e simbolici.
Non è semplice fare una completa ed esaustiva classificazione degli strumenti musicali, che possa comprenderne di antichi e moderni e delle diverse epoche storiche e civiltà.
Un catalogo in base alle loro forme appare il più semplice metodo, ma purtroppo anche il più inefficacie essendo, tecnicamente e infinito il numero e la varietà, dovendo inserire tutte le forme di regionalismi e tutti i modelli di transizione. Una catalogazione secondo i diversi materiali in cui sono costruiti gli strumenti musicali potrebbe essere un facile approccio per determinate epoche e luoghi, ma innumerevoli sono i legni, minerali, metalli e fibre vegetali con i quali poter costruire lo stesso strumento in luoghi diversi, e se non bastasse molti strumenti sono costituiti da più materiali.
Classificare gli strumenti secondo la tecnica esecutiva risulterebbe incompleto, molti si suonano in più modi e alcuni strumenti hanno cambiato prassi esecutiva nel corso della storia, per esempio alcuni strumenti della famiglia dei liuti furono talvolta utilizzati ad arco, talvolta a pizzico.
Oggi la classificazione più comunemente utilizzata è quella suggerita dagli studiosi Erich von Hornbostel e Curt Sachs, la quale si basa sul mezzo generatore del suono:
– corde vibranti, strumenti a corde o cordofoni
– colonne d’aria vibranti, strumenti a fiato o aerofoni
– membrane vibranti, membranofoni
– materiali vibrati senza aiuto di corde, aria o membrane, idiofoni o autofoni2
Se sostanzialmente poche tipologie famiglie di strumenti si tramandano, invariate per secoli, ciò che è profondamente diverso è l’invenzione decorativa artistica che li connota. Alcuni strumenti musicali possono essere considerati anche raffinate espressioni di arte, arricchiti come sono, da complesse ed elaborate creazioni decorative.
Un pregevole esemplare di cembalo che possiamo prendere come esempio di quanto detto, è conservato a Palermo presso villa Whitaker a Malfitano.

Il clavicembalo appartiene alla famiglia degli strumenti a corde pizzicate ed è provvisto di tastiera.
In tale strumento le corde vengono pizzicate dal contatto con il plettro realizzato da una penna di volatile, perciò in Italia è tradizionalmente conosciuto come “strumento da penna” insieme alla spinetta, il virginale, e il claviciterio.
Tipicamente a coda, presenta le corde tese nel senso della lunghezza al di sopra della tavola armonica, collegate al somiere e infine delimitate dai ponticelli. Sulla tavola armonica generalmente è presente un foro circolare abbellito talvolta da applicazioni decorative intagliate nel legno, metallo o carta. Inizialmente lo strumento veniva poggiato su un mobile o su un cavalletto in secondo tempo viene provvisto di cavalletto apposito o di gambe che normalmente venivano intagliate, intarsiate e dorate o talvolta impreziosite da applicazioni in metallo. In alcuni esemplari, le gambe in genere in numero di quattro o sei poste sotto la cassa armonica erano unite da volute e arricchite al centro dell’incrocio con piccole statue lignee di raccordo3.

La costruzione del clavicembalo inizia4 ad essere codificata a partire dal XVI secolo5 dalla scuola cembalaria italiana, la quale produce cembali a manuale unico e due registri, tale tecnica rimane sostanzialmente invariata per tre secoli e, fino all’affermazione della scuola fiamminga, è la produzione dominante in Europa. I clavicembali italiani sono strumenti semplici e leggeri6 riconoscibili da quattro caratteristiche: la proporzione giusta, la costanza del punto d’attacco, il cambio del materiale per le corde più basse e l’andamento spezzato del ponte7. Possono essere suddivisi in due insiemi: strumenti di lunghezza tra i 180 e 195 cm, con quattro ottave, ottava bassa corta; e strumenti di lunghezza considerevole tra i 200 e i 240 cm, con quattro ottave e una quarta, ottava bassa corta8.

La tipologia fiamminga inizia a diffondersi a partire dagli ultimi decenni del XVI secolo in particolare grazie alla scuola di Anversa fino ad espandersi alla vicina Francia e ai paesi tedeschi arrivando infine in Inghilterra e Spagna. L’affermarsi della scuola fiamminga si deve in particolare alla famiglia Ruckers, una dinastia di cembalari che costruirono cembali a una o due tastiere9, tale tipologia costruttiva influenzò la produzione successiva di tutti i cembalari di scuola franco-fiamminga. L’impostazione acustica di questi strumenti è diversa dai corrispettivi italiani avendo i cembalari abbandonato la proporzione giusta dei costruttori italiani, così le corde più tese e l’aggiunzione del terzo registro portano lo strumento ad acquistare una massa maggiore rispetto gli strumenti italiani, arrivando a pesare fino a tre volte di più.

La scuola francese ha fornito pochi esemplari databili anteriormente al XVIII secolo e gli strumenti settecenteschi pervenuti fino a noi sono di struttura fondamentalmente fiamminga nella costruzione e vicini alla produzione italiana per la tipologia delle decorazioni. Abbiamo poche testimonianze documentarie ma conosciamo una grande varietà di modelli, i pochi esemplari del Seicento hanno due manuali, nel Settecento strumenti più antichi spesso fiamminghi venivano modificati di dimensione e ammodernati pratica chiamata ravalement o grand ravalement nel caso di interventi massicci che coinvolgevano anche l’allargamento della cassa armonica. Nella seconda metà del Settecento vennero apportate due innovazioni nella costruzione degli strumenti francesi: i comandi per i registri vennero spostati alla parte anteriore inferiore della cassa dello strumento; e venne introdotto il peau de buffle, la pelle di bufalo utilizzata per una fila di saltarelli così da ottenere un suono più dolce.

Sia le leggi dell’acustica che le istanze dell’esecuzione nel corso del tempo hanno determinato la forma dello strumento e delle sue singole parti, che non tratteremo qui ulteriormente se non nello specifico del nostro caso studio.

I clavicembali potevano essere impreziositi da pitture o presentare intarsi, intagli o sculture voluti dal proprietario e pertanto commissionati espressamente.
Le decorazioni pittoriche di maggior pregio e magnificenza si trovano nella parte interna del coperchio così da consentire al meglio la conservazione e allo stesso tempo la visione durante le esecuzioni. Sulla parte esterna normalmente veniva ripresa la decorazione delle fasce laterali, qualora la collocazione dello strumento fosse adiacente ad un muro poteva anche essere sprovvista. Infine, le pitture che insistono sulla cassa armonica sono spesso opera di decoratori a bottega dai cembalari; mentre le fasce laterali così come il coperchio normalmente venivano affidate ad artisti.

Le produzioni italiane e francesi sono caratterizzate da grandiose decorazioni dettate dalla moda o dal gusto del proprietario, contemplano scene mitologiche o scene arcadiche e giochi d’amore, iconologicamente riconducibili alla musica10, scenette morali, talvolta incorniciate da decorazioni fitomorfe o in alcuni casi cineserie.

Se i clavicembali francesi, in particolare, erano famosi per grandi e fastose decorazioni pittoriche. I clavicembali delle fiandre riportavano normalmente motti in latino, riproduzioni di pitture, od opere eseguite direttamente da noti maestri fiamminghi.
I cembali italiani essendo molto leggeri e fragili, infine, erano provvisti anche di una cassa lignea detta cassa levatora, normalmente anch’essa dipinta dove venivano riposti dopo l’uso.

Da questi brevi accenni storico-tecnici possiamo comprendere come lo strumento a tastiera custodito a villa Whitaker a Malfitano sollevi tre possibili ipotesi costruttive sulla base delle caratteristiche tecniche.
Che sia di possibile fattura fiamminga lo si evince dalla forma dei ponticelli e dalla presenza in cassa armonica del marchio tipico delle corporazioni delle Fiandre, costituito da una rosetta, in questo specifico strumento realizzata in pergamena, dove sono presenti anche le iniziali N.P. Ritenuto possa essere Nicholas Peson, cembalaro belga11. Nel XVI secolo ad Anversa la corporazione dei cembalari imponeva ai soci una serie di regole e norme che riguardavano, oltre al controllo dei prezzi e dei livelli qualitativi, l’apposizione del marchio che, per gli strumenti a tastiera, era una rosetta in piombo posta sulla tavola armonica. Su tale marchio erano inoltre riportate le iniziali del costruttore ai lati di un angelo intento a suonare un’arpa. Le stesse iniziali N.P. lo renderebbero riconducibile, secondo la lettura di Ingoglia12, a fattura italiana, anche per alcuni particolari costruttivi tipici dei cembalari italiani come la struttura della tastiera a manuale unico13 e la variazione della tipologia di prima ottava grave con due tasti cromatici spezzati, risoluzione in gisolreut14. Potrebbe essere infine di costruzione francese, per le grandiose decorazioni pittoriche sul lato interno del coperchio e per la tipologia di prima ottava grave. Difficile e controversa è stata la definizione di provenienza dello strumento, fiamminga, italiana o francese?
Analizziamo in dettaglio il clavicembalo conservato presso villa Whitaker a Malfitano appartenuto a Joseph e Tina Whitaker Scalia15.
È noto il ruolo fondamentale che l’arte e la musica svolgessero nella vita di Tina Whitaker16. Non è nota, invece, la provenienza dello strumento prima dell’acquisto e della sua collocazione nei locali che lo ospitano dopo la ristrutturazione e nuovo arredamento ultimato nel 188617. Probabilmente fu acquistato come altri arredi in Inghilterra. Oggi è collocato nel salotto arredato in stile Luigi XVI. (Fig. 1)
Lo strumento è lungo 180,5 cm ed è largo 78,5 cm.
Il corpo dello strumento mostra un pregevole dipinto sul lato interno ed esterno del coperchio, e sulle fasce laterali, interessante è la decorazione che orna la tavola armonica.
Le fasce sopra la tavola armonica, il vano tastiera, la barra dei saltarelli e la modanatura posta nella parte superiore delle fasce sono iscritte in una cornice rosso cinabro.
Il coperchio è realizzato con due tavole lignee differenti raccordate al bordo della cassa con cerniere a libro, presenti anche nella ‘ribalta’.
La sezione maggiore del coperchio è assicurata al lato curvo del cembalo tramite un gancio metallico ad uncino. All’interno di una cornice rosso cinabro è dipinta una scena agreste che potrebbe anche essere ricondotta al motto “nella guerra d’amor vince chi fugge”: un giovane insegue una fanciulla cercando di afferrarla, mentre lei, fuggendo, volge il capo verso il suo inseguitore. (Fig. 2) Le due figure con un panneggio morbido delle vesti che si gonfiano al vento, corrono verso la riva di un fiume, sullo sfondo rovine di un antico monumento a doppia arcata; completa l’ambientazione mitica la colonna con capitello posta sulla riva del fiume al limitare con la cassa armonica. (Fig. 3)
La scena rappresentata fa parte delle pitture pastorali, heure du berger, molto di moda dagli anni ’20 del Settecento, artisti come François Boucher rappresentano dame e gentiluomini vestiti secondo la moda di corte ma in situazioni bucolico-agresti attorniati da statue, fontane e monumenti18. Scene galanti tipiche dello stile rococò immerse in un verde idealizzato venivano rappresentate su numerosissimi oggetti d’arte. Nella collezione Whitaker si vedano i ventagli di fattura europea e orientale custoditi in una teca del salottino Luigi XVI, decorati con scene campestri, conversazioni galanti in ambienti bucolici, cineserie e decorazioni fitomorfiche19.
La decorazione pittorica esterna del coperchio e delle fasce laterali dello strumento è caratterizzata da medaglioni iscritti in fregi, volute e motivi floreali su sfondo verde, illustrano in varie gradazioni di rosso, paesaggi, ambienti campestri e cittadini.
La tastiera a manuale unico ha estensione di poco più di quattro ottave (Sol0 / Si0-Re5) con cinquantadue tasti, prima ottava corta con il secondo tasto della scala cromatica spezzato (Si0/Mib1) una soluzione costruttiva che si avvicina alla soluzione codificata dai cembalari italiani, i quali erano soliti utilizzare due tasti spezzati nell’ottava corta grave20 (Fig. 4). I tasti diatonici sono rivestiti in legno di ebano, nella parte anteriore vi sono graffiate tre linee di duplice utilità: di riferimento per la posizione dei tasti cromatici e per l’arrotondamento dello spigolo del tasto; nella parte posteriore i frontalini sono decorati con chiocciole modanate in legno ebanizzato. I tasti cromatici sono in legno e ricoperti in osso21. Le prime nove corde sono in ottone le rimanenti invece in ferro. I saltarelli22 rastremati e realizzati in legno di pero, le liste dei saltarelli conservate all’interno della cassa dello strumento erano invece di tiglio ricoperte di pelle di ovino. La barra di copertura dei saltarelli è assicurata al blocchetto di supporto grazie ad un gancetto ad uncino, sull’altro lato si innesta ad un blocchetto di supporto. I due registri sono azionati da due leve manuali che si trovano nella parte sinistra del somiere. Nella cui parte interna in corrispondenza della fascia lunga si trova un foro passante, che probabilmente serviva a sostegno di un dispositivo che consentiva il cambiamento timbrico, che poteva imitare il liuto o il fagotto agendo direttamente dall’alto sulle corde23.
Il leggio originario è stato sostituito in tempi imprecisati da uno innestato sul bordo superiore del listello frontale, posizionato in corrispondenza di quattro fori di inserimento.
La tavola armonica è realizzata in legno di abete che presenta venature longitudinali, ha una cornice modanata tinta di rosso (bordo che contorna anche la parte frontale del somiere), all’interno della quale si nota una ricca decorazione pittorica con piante, fiori, e uccelli.
Il foro di risonanza centrale qui è coperto da una rosetta in pergamena che raffigura un angelo intento a suonare un’arpa, tipico marchio dei cembalari di Anversa. Marchio tipico delle Fiandre è realizzato normalmente in stagno o piombo, su questo particolare strumento si trova insolitamente realizzato in pergamena e riporta le iniziali N.P., si suppone appartenenti ad un costruttore romano: Nicola Palazzi24. (Fig. 5) Sempre sulla tavola armonica si leggono ad un’estremità le iniziali “N.P.F.P.”, ritenute acronimo di “Nicola Palazzi Fecit Panormi”, un brillante cembalaro di cui si conserva uno strumento presso l’Accademia di Musica di Londra25. Il clavicembalo conservato a villa Whitaker potrebbe quindi essere catalogato quale strumento di realizzazione italiana.
Altra ipotesi che lo riconduce all’area francese è la bordatura smerlata dipinta con volute semicircolari blu che circonda tutta la cassa armonica, i ponticelli, la rosetta e il sommiere.
Su tutta la tavola sono disseminati elaborati arabeschi di fiori e rami fioriti, inseriti all’interno della bordatura smerlata. (Fig. 6) Reminiscenze fiamminghe possono essere riscontrate in corrispondenza del ponticello dove si nota una zolla erbosa da cui cresce un arbusto che ospita due uccellini in atto di cantare tra loro. (Fig. 7) Tipica rappresentazione iconologica del diciottesimo secolo è la presenza di volatili, qui probabile metafora del canto. Attorno alla rosetta, alla sinistra dell’arbusto, è presente una fitta decorazione floreale a ghirlanda dove si riconoscono: una peonia rossa, dei fiori di gelsomino, due campanule, un giglio, una rosa e dei nontiscordardime. Il resto della cassa armonica presenta altri rami fioriti.
La cassa è realizzata in legno di abete dipinto di verde, mentre la fascia curva è costruita con legno di pioppo e presenta su tutti i lati esterni una decorazione ad olio a motivi floreali con medaglioni centrali. (Fig. 8)
Tipicamente fiamminga è la soluzione adottata per i ponticelli, i quali presentano un andamento sinusoidale, in particolare il ponticello maggiore si estende per tutta la lunghezza della tavola armonica terminando con un andamento curvilineo mentre i ponticelli di fattezza italiana terminano con un’estremità spezzata e con un orientamento quasi perpendicolare al fianco sinistro.
Da questi ultimi particolari costruttivi sembra possibile datare lo strumento iscrivendolo nella produzione della seconda metà del Settecento, realizzato da cembalaro italiano che intenzionalmente decide di connettersi alla produzione dei costruttori fiamminghi mantenendo le caratteristiche italiane. La presenza della catena originale potrebbe invece portare alla classificazione di tale clavicembalo alla produzione tipicamente fiamminga, ma durante i restauri condotti nel 1991 dal Maestro Ugo Casiglia tale catena è stata analizzata, le estremità arcuate e non speculari rendono impossibile identificarla come produzione tipica dei cembalari fiamminghi.
A ridosso della coda, nella parte interna della cassa, dopo i restauri condotti sempre dal M° Casiglia, si legge la scritta calligrafica “F.P.N.P.” (Fait par Nicolas Pigalle), lungo il lato curvo della tavola un’altra iscrizione riporta il nome del costruttore per esteso e l’anno di costruzione “Fait par Nicholas Pigalle a Dijone 1737” fugando ogni dubbio circa l’identificazione di tale strumento che viene ricondotto quindi a produzione francese.
Nicolas Pigalle nasce il due marzo 170926 e muore27 il cinque maggio 1786, a Digione. Diverrà organista e costruttore di clavicembali, amico dei fratelli Riepp e di Claude Rameau28. Organista presso le chiese di Saint Jean e Saint-Bénigne, dal 1770 è indicato quale organista presso la chiesa dei Benedettini di Digione, dai documenti che possediamo sappiamo che nel 1734 sposa Benigne Cochet, figlia di un ebanista della chiesa di St. Philibert, e che poco dopo, nel 1736, subentra all’organaro Devaux come riportano i registri della chiesa. Alla sua morte gli archivi lo descrivono come costruttore di clavicembali e non più organaro.

Ritornando al nostro strumento notiamo che è sostenuto da un cavalletto a cabriole costituito da sei gambe a doppia curva intagliate e dorate a motivi vegetali e medaglioni centrali.
Infine, un nastrino si attorciglia giocosamente sulla scanalatura al di sotto delle fasce laterali della cassa armonica. Nella parte anteriore destra del cavalletto, in corrispondenza del lato minore della fascia laterale è inserito un piccolo cassetto con serratura normalmente utilizzato per conservare gli strumenti atti all’accordatura e al lavoro di manutenzione dello strumento. (Fig. 9)
A restauro concluso lo strumento è stato suonato ma la qualità del suono non è quella originale, probabilmente per le tavole lignee compromesse da insetti xilofagi, il tempo e la mancata cura fondamentale per uno strumento d’epoca, tale da compromettere l’ottimale espressione sonora.

John Barnes, restauratore e curatore della Russel Collection of Musical Instrument of Edimburgh ha studiato uno strumento con le iniziali N.P. datato 177129 nella collezione Beurmann nel Museum für Kunst und Gewerbe ad Hamburg, adesso in collezione privata30. (Fig. 10) Questo strumento è un esempio eccellente della manifattura francese degli strumenti a tastiera. I dipinti del coperchio, le decorazioni sulla fascia laterale e interna oltre che sulla tavola armonica testimoniano perfettamente l’importanza artistica di questo cembalo. Sotto la tavola armonica ritroviamo la stessa firma autografa datata che è stata notata nel cembalo di villa Whitaker: “Fait par Nicolas Pigalle à Dijon à 27 Septembre 1770”. La data “1771” che si riscontra dipinta sulla ribalta della tastiera è stata apposta dopo il completamento della manifattura tecnica e delle decorazioni pittoriche. (Fig. 11) Questo strumento dalle importanti dimensioni 238cm x 91cm è caratterizzato dalla presenza di due tastiere di 5 ottave e tre registri, sul coperchio interno vi sono raffigurazioni mitologiche su sfondo dorato. Tale dipinto ad olio delizia il proprio uditorio con scene della leggenda di Rinaldo e Armida31, (Fig. 12) episodio narrato nel XVI canto della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso nel quale Rinaldo impedisce ad Armida di suicidarsi. (Fig. 13) Tema di grande interesse per tutte le arti decorative del XVII secolo, così come è testimoniato dalla presenza in un ventaglio facente parte della collezione Whitaker di manifattura francese presente nella sala d’Estate32.
La cassa armonica presenta all’interno della bordatura smerlata in blu, tipica della produzione francese e già evidenziata nel Pigalle del 1737, una decorazione ad arabeschi floreali e una ghirlanda di fiori che circonda la rosetta inscritta nella stessa merlatura blu. (Fig. 14) Anche in questo strumento sono presenti le tipiche reminiscenze fiamminghe nei dettagli vegetali, come il piccolo arbusto con germogli che nascono da un tronco morto, simbolo di morte e resurrezione, sul quale poggia un’ara. (Fig. 15) La rosetta presente nella tavola armonica è realizzata in lega di piombo e rappresenta un angelo intento a suonare la lira attorniato dalle iniziali N.P. il marchio con il quale possiamo identificare Nicolas Pigalle. (Fig. 16) Questo clavicembalo presenta sulle fasce laterali interne una bordatura dipinta su sfondo scuro nella quale si vede un festone floreale di gusto rococò33. Le fasce laterali esterne sono decorate con chinoiserie dorate su sfondo verde. Anche qui, come nel cembalo palermitano, lo strumento è sorretto da un cavalletto a cabriole provvisto di sei gambe dorate a doppia voluta impreziosite sulla fascia sottostante la cassa armonica da tralci e volute con foglie e conchiglie su sfondo borchiato. (Fig. 17) Cembalo dal suono incantevole e chiaro con un basso profondo34, insieme alla sofisticata decorazione pittorica ne fanno una perfetta rappresentazione dello stile francese.

I due cembali realizzati da Nicolas Pigalle evidenziano diverse tecniche costruttive in grado di esprimere le mutate espressioni degli ideali sonori e le esigenze espressive ed esecutive del tempo, entrambi tipici dell’area francese con importanti elementi di novità. Gli elementi tecnici in comune ai due strumenti insistono sulle spalline sagomante con lo stesso profilo e la tavola frontale estraibile, oltre che nelle decorazioni simili per fattura e per tipologie. Le rosette degli strumenti sono identiche, benchè quello custodito a Villa Whitaker a Malfitano ne conservi una copia in pergamena, in Italia era normale la pratica di sostituzione della rosetta originale in metallo con una copia in pergamena o legno, o una nuova realizzazione completamente diversa, in quanto il piombo o lo stagno della rosetta originale era ritenuto un possibile alteratore del suono dello strumento. (Fig. 18) I ponticelli evidenziano la mano dello stesso costruttore nella tecnica di chiodatura, così come le raffigurazioni sulla cassa armonica presentano lo stesso sviluppo floreale e la stessa tipologia di rappresentazioni animali opera dello stesso decoratore.

Da ultimo è interessante notare una spinetta35 da viaggio appartenuta alla contessa di Ségur del 1766 è custodita oggi nella collezione del Centro internazionale del Pianoforte “Pianoforte Ad Libitum” a Etobon, esposta in mostra a Trento nel 200336. L’iscrizione manoscritta sotto la tavola armonica “faitte par Nicolas Pigalle a Dijion 1766” ne testimonia ancora una volta la fattura. Al di sotto dei saltarelli vi sono altre iscrizioni riportanti l’anno di costruzione. La rosetta in metallo presenta la firma di Nicolas Pigalle, l’angelo intento a suonare la lira con le iniziali N.P. La tavola armonica presenta nella merlatura a volute blu, come già descritto per i cembali del 1737 e del 1771, fiori, foglie e un uccellino; i fiori qui rappresentati sono garofani rosa, rose rosa, e altri tralci fioriti, l’uccellino, forse cardellino è poggiato su un rametto37. La cassa esterna non è dipinta ma anch’essa presenta piedi a volute decorati da piccoli inserti in metallo alla base.

  1. M.C. Di Natale, Strumenti musicali in Sicilia tra Rinascimento e Barocco, in Musica Picta. Immagini del suono in Sicilia tra Medioevo e Barocco, a cura di Carmela Vella, Siracusa, Sovrintendenza ai Beni Culturali ed ambientali, 2007, pp. 43-53.[]
  2. Una suddivisione ulteriore, e comune, nella categoria dei cordofoni è quella tra corde toccate, pizzicate o sfregate, un’altra più semplice è in salteri, liuti, arpe e lire:
    – I salteri non hanno né manico né giogo, le loro corde sono tese tra le due estremità di un corpo che più essere costituito da una scatola vuota, da una canna o da un bastone muniti di risonatori come le zucche;
    – I liuti e le loro derivazioni hanno una cassa armonica che termina con un manico, la cui funzione è anche di tendere le corde oltre la cassa;
    – La arpe hanno corde, sempre pizzicate, che non corrono parallele alla tavola armonica, ma perpendicolare ad essa;
    – Le corde della lira sono parallele alla tavola armonica, ma proseguono oltre fino all’assicella trasversale o giogo, tenuto da due bracci che si protendono dalla cassa armonica. L’antica lira greca era concava e la sua tavola armonica di pelle era tesa sopra una coppa vuota ricavata nel legno o dal guscio di una tartaruga. In: K. Sachs., Storia degli strumenti musicali, Milano 1996 pp. 539 – 555.[]
  3. A. Bellasich, E. Fadini, F. Granziera, S. Leschiutta, Il Clavicembalo, Torino 2005, pp. 17-34.[]
  4. I primi clavicembali risalgono al Quattrocento. Vedi A. Bellasich, E. Fadini, F. Granziera, S. Leschiutta, Il Clavicembalo…, 2005, pp. 17-34.[]
  5. P. Barbieri, “Cembalaro, Organaro, Chitarraro e Fabbricatore Di Corde Armoniche Nella ‘Polyanthea Technica’ Di Pinaroli (1718-32): Con Notizie Sui Liutai e Cembalari Operanti a Roma” In Recercare”, 1, 1989, pp. 123–209.[]
  6. Il loro peso si aggira all’incirca sui 20 kg.[]
  7. La proporzione giusta è la proporzione della lunghezza della singola corda che raddoppia scendendo di un’ottava e al rapporto esponenziale nell’andamento del ponte. La costanza del punto d’attacco è garantita dalla distanza costante del capotasto-salterello che dona un timbro uniforme. L’andamento spezzato fa riferimento al cambiamento di lega con maggiore massa specifica utilizzata per le ultime note gravi.[]
  8. Nel Cinquecento e durante il Seicento prevalgono gli strumenti con quattro ottave e ottava bassa corta, nel Settecento abbiamo quasi la parità delle due tipologie.[]
  9. Cembali traspositori erano concepiti per l’uso indipendente delle due tastiere accordate in modo differente.[]
  10. Vedi: opere di Baschenis; rappresentazioni di Orfeo (Tintoretto, Rubens,…); Apollo e le muse (Raffaello, Vouet,…); iconografia di Santa Cecilia (Solimena, Luca Giordano, …).[]
  11. U. Casiglia, “Note” sul clavicembalo, due strumenti dello stesso autore a Palermo e a Bruxelles, in “Kalòs – Arte in Sicilia”, Anno 2, n. 5, Novembre1990 – Gennaio 1991, pp. 38–39.[]
  12. S. Ingoglia, Il clavicembalo di villa Whitaker a Palermo, in “Retablo”, n. 11, 14 dicembre 1999, Palermo.[]
  13. Si noti che anche nella produzione della famiglia Ruckers molti strumenti sono costruiti a manuale unico, così come possono essere annoverati a manuale unico esemplari della produzione francese e tedesca.[]
  14. Nome del “Sol” nell’antica notazione musicale detta solmisazione. Denominazione che in Italia rimase in uso fino alla prima metà dell’Ottocento, si fa risalire all’Epistola ad Michaelem di Guido d’Arezzo dove si trova una esemplificazione della prima notazione musicale moderna. Vedi: Guido d’Arezzo, Le opere, a cura di Angelo Rusconi, Firenze, 2005[]
  15. Joseph Isaac Spadafora Whitaker nel 1883 sposò Caterina Paolina Anna Luisa Scalia. Lei crebbe in un ambiente cosmopolita estremamente liberale e sensibile agli interessi artistici, queste caratteristiche, insieme alla sua provenienza inglese, sono gli elementi chiave per comprendere una donna così profondamente legata allo sviluppo della propria identità anglo-italico-siciliana. In G. Alù, Writing the familial past: historical and personal memoir in Sicily and England: Political and Social Reminiscences, 1848-1870, by Tina Scalia Whitaker, in “Journal of Anglo-Italian Studies”, vol. 8 (2006), 213-242.[]
  16. Tra il 1875 e il 1878 studia canto a Napoli, come soprano e come contralto, con Lauro Rossi, direttore del Conservatorio. Nel 1879 lancia la Stagione di Londra cantando al Queen’s Hall e l’Illustrated London News la definisce la nuova più promettente prima donna. Più tardi, nel 1891 per l’esposizione internazionale di Palermo venne invitata a cantare al teatro Politeama la “Casta Diva” insieme al celebre tenore Francesco Tamagno, come riporta il Giornale di Sicilia dell’epoca. Cfr. R. Trevelyan, Princes under the volcano, New York 1973, pp. 259 – 260; C. Giglio, La musica nell’età dei Florio, Palermo 2006, p. 113 e R. Lentini, Tina Whitaker Scalia da Sicily & England (1907) a Sicilia e Inghilterra (1948), in Sicilia e Inghilterra. Ricordi politici. La vita degli esuli italiani in Inghilterra (1848-1870), a cura di Diletta D’Andrea, Palermo 2012, pp. V-LV.[]
  17. L’archivio dei Whitaker di villa Malfitano non possiede l’articolazione originaria e molta documentazione è andata perduta.[]
  18. W.G. Blaikie Murdoch, The Characteristic French Masters of the Eighteenth Century, in “Arts & Decoration” (1910-1918), Vol. 7, No. 2 (December, 1916), pp. 73-75.[]
  19. S. Intorre, I ventagli di villa Whitaker, in Me veo luego existo, mujeres que representan, mujeres representadas, a cura di E. Alba Pagán e L. Perez Ochando, Valencia 2016, pp. 187 – 200.[]
  20. Tipo di ottava grave adottato dai cembalari italiani, si avvicina alla risoluzione che inizia in sol con due tasti neri spezzati qui con il solo il secondo tasto nero spezzato. Vedi: P. Barbieri, “Cembalaro, Organaro…, 1989, p. 137.[]
  21. I tasti hanno delle leve di bilanciamento zavorrate in piombo e presentano una doppia numerazione calligrafica a inchiostro. Le spallline ai lati della tastiera dipinte di rosso e la presenza di un listello frontale estraibile sono elementi insoliti nella produzione franco-fiamminga si avvicinano alla produzione italiana.[]
  22. I saltarelli sono gli organi ove sporge il plettro che pizzica la corda e quindi il meccanismo di trasmissione del movimento del tasto alla corda che risuona.[]
  23. Cfr. G.P. Di Stefano, Scheda di catalogo n.82, Strumenti a tastiera, in Strumenti musicali in Sicilia, a cura di G.P. Di Stefano, S.G. Giuliano, S. Proto, Palermo 2013, pp. 186 – 188.[]
  24. S. Ingoglia, Il clavicembalo di villa Whitaker…, 1999, p. 8.[]
  25. Nicola Palazzi (n. 1731-32, m. 8-1-1810) allievo e collaboratore del padre a partire dal 1784 ne rileva la bottega. Di lui rimane certo solo un cembalo del 1776. Dalle fatture pervenuteci sappiamo essere cembalaro e accordatore della famiglia Pamphilj, nel 1765 realizza un cembalo per la famiglia, ancora nel 1780 risulta dagli archivi una spinetta decorata in avorio ed ebano e un salterio con custodia, e nell’anno 1802 è ancora l’accordatore di famiglia. Inoltre, presso la Royal Academy of Music di Londra abbiamo testimonianza di un cembalo di sua produzione. Vedi: P. Barbieri, “Cembalaro, Organaro…, 1989, p. 153.[]
  26. Certificato di battesimo di Nicolas Pigalle, Registres paroissiaux et/ou d’état civil: 1708–1709, Archives départementales de la Côte-d’Or, Dijon, FRAD021EC 239/130.[]
  27. Certificato di morte di Nicolas Pigalle, Digione Maggio 1786, Tables alphabétiques: 1690–1788, Archives départementales de la Côte-d’Or, Dijon, FRAD021TC 239/006.[]
  28. Fratello minore di Jean Philippe Rameau, organista alle chiese di Notre – Dame e Saint Etienne di Digione, il figlio Jean Francois è il modello del romanzo di Denis Diderot “Le neveu de Rameau” https://www.musicologie.org/Biographies/r/rameau_claude.html.[]
  29. Cfr. https://boalch.org/instruments/completeinstrumentlist e A.E. Beurmann, Harpsichords, Spinets, Clavichords, Virginals. Portrait of a Collection: The Beurmann Collection in the Museum für Kunst und Gewerbe, Hamburg & at the Estate of Hasselburg in East Holstein, Hildesheim- Zürich – New York, 2012, p 150 – 154.[]
  30. Si ringrazia il prof. Di Stefano per la segnalazione.[]
  31. Spesso utilizzata come soggetto delle opere di compositori quali: Lully (Armide, 1686), Handel (Rinaldo HWV 7, 1711), Vivaldi (Armida al campo d’Egitto RV 699, 1718), Anfossi (Armida, 1770), Jommelli (Armida abbandonata, 1770), e Salieri (Armida, 1771) per citare solo la produzione antecedente o contemporanea alla produzione dello strumento.[]
  32. S. Intorre, I ventagli…, 2016, p. 191.[]
  33. S. Fiske Kimball, Creation of the Rococo, Philadelphia 1943.[]
  34. Presente nella raccolta di esecuzioni su tastiere storiche: The Vintage Piano Bundle from realsamples, French Harpsichord – Edition Beurmann https://www.realsamples.de/French-Harpsichord-Edition-Beurmann/en.[]
  35. Strumento a tastiera e corde percosse da penne di volatile, della famiglia del clavicembalo, ne differisce per le dimensioni e la posizione delle corde rispetto la tastiera, le scuole di produzione riportano le stesse caratteristiche delle scuole cembalarie.[]
  36. A. Roudier, B. Di Lenna, Scheda tecnica n. 1, in Rifiorir d’antichi suoni. Tre secoli di pianoforti, Rovereto 2003, pp. 247-248.[]
  37. Vedi nota n 18.[]