Giovanni Boraccesi

Un alabastro fiammingo nel Museo Civico di Baranello

g.boraccesi@libero.it
DOI: 10.7431/RIV29022024

La circostanza durante un recente viaggio in Belgio della visita al ricchissimo Tesoro (Teseum) della Basilica di Nostra Signora a Tongeren/Tongres, città situata nella provincia fiamminga del Limburgo, è la ragione principe di queste brevi note. Qui, infatti, tra le varie collezioni d’arte sacra, sono stato attratto da quattro piccoli rilievi figurati in alabastro, rispettivamente datati 1625 e 1627, racchiusi entro altaroli portatili in legno policromato e dorato, evidentemente a uso domestico. Uno di questi rilievi, quello raffigurante l’Adorazione dei Magi (Fig. 1), catturava più di tutti la mia attenzione perché mi rammentava un analogo esemplare (Figg. 2 e 3) osservato appena due mesi prima nel Museo Civico Giuseppe Barone a Baranello (Campobasso). Il manufatto molisano (Inv. n. 1771), perimetrato da due diverse cornici non coeve, fa parte della cospicua e variegata collezione d’arte (circa 2000 oggetti tra reperti archeologici, dipinti, ceramiche e arti applicate) appartenuta all’architetto Giuseppe Barone (1837-1902) e da questi donata al comune della città natale il 10 ottobre 18971

È fuori di dubbio che l’autore dell’alabastro di Tongeren, un artista della città fiamminga di Mechelen / Malines che lo realizzò nel 1627, come denuncia l’epigrafe che corre lungo lo spessore inferiore della lastra2, sia diverso da quello di Baranello, vista la più alta prestazione di quest’ultimo. Senz’altro prima di quest’ultima data, probabilmente attorno alla metà del Cinquecento, dovrà riferirsi l’esecuzione del manufatto molisano (18×14 cm con la cornice), oggi danneggiato da microlesioni, che una scheda ministeriale del 1973 assegnava invece a una bottega dell’Italia Centrale del XVI secolo3. Del nostro alabastro non è stato possibile ispezionare la parte posteriore, onde rilevare o no la presenza di punzoni, di iscrizioni o altro.

È risaputo che Malines, capitale dei Paesi Bassi nel 1473 e dal 1506 al 1530 sede di una raffinata corte governata dalla duchessa Margherita d’Austria, fu un fiorente centro della lavorazione di questa varietà di calcare fin dal terzo decennio del XVI secolo, arrivando ad esportare oggetti in tutto il territorio delle Fiandre e anche fuori dai propri confini4. Non è questo di Baranello l’unico esemplare di alabastro di Malines presente in Italia, poiché all’interno di tale produzione artistica  ̶  la maggior parte di carattere religioso e cristologico  ̶  vanno inseriti, per esempio, i tre rilievi custoditi nei Musei Civici di Pavia, provenienti dal legato del marchese Luigi Malaspina di Sannazzaro (1754-1835)5 e l’alabastro con la raffigurazione dell’Adorazione dei Magi (Fig. 4) del Castello del Buonconsiglio a Trento6. È altrettanto vero che quest’ultima opera, datata alla prima metà del XVI secolo, assieme a quello custodito nel Museo Giuseppe Barone sono, finora, gli unici a narrare questo episodio in Italia visto che uno dei tre citati alabastri di Pavia raffigura, a parer mio, l’Adorazione dei pastori (Fig. 5) non già l’Adorazione dei Magi7. Infatti, nel 2003 Guy Bès de Berc pubblicava una lista di alabastri di Malines rintracciati in musei e collezioni private; quelli con la raffigurazione dell’Adorazione dei Magi, tra loro quasi simili, sono conservati nell’Europa centro-settentrionale: in Belgio, in Danimarca, in Francia, in Germania e in Olanda8. Viste le numerose repliche di questo evento del Nuovo Testamento, si è giustamente considerata l’esistenza di un disegno o di una stampa che circolava tra i maestri alabastrai.

La scena di Baranello, più affollata rispetto a quella di Tongeren e di Trento per l’inserimento di due ulteriori astanti, rivela un gusto naturalistico e raffinato, accentuato qua e là dall’uso della doratura. Le plastiche figure, particolarmente elaborate fin nei minimi dettagli e caratterizzate da un morbido modellato, si inseriscono in una composizione ariosa, connotata da alcuni particolari architettonici e naturalistici, come gli archi dello sfondo, la straordinaria minuzia descrittiva dei costumi e dei copricapi, la tenda annodata al margine che invita a osservare l’evento, le nuvole dalle quali spunta la stella cometa che con il suo bagliore ha condotto i tre Re Magi alla grotta del Messia appena nato. In primo piano, nel margine di destra, è raffigurata la Madonna che, seduta su una roccia, regge amorevolmente Gesù Bambino, caratterizzato da una capigliatura riccioluta, intento a inserire la mano destra nel prezioso contenitore di oro offerto da Melchiorre, genuflesso e orante. Alle spalle di lui, disposti a semicerchio, vi sono Baldassarre, Gaspare, due giovinetti e, un po’ in disparte, l’anziano Giuseppe.

  1. Per una panoramica sulle collezioni del Museo di Baranello cfr. G. Di Rocco (a cura di), Il Museo Civico di Baranello. Breve guida alla collezione Giuseppe Barone”, «ArcheoMolise», n. 12, a. IV, luglio-settembre 2012.[]
  2. Nel catalogo del tesoro di Tongeren è pubblicato solo uno di questi quattro rilievi, ovvero quello raffigurante l’Adorazione dei pastori, cfr. P. De Rynck, Tongres. La Basilique et le Teseum. Site archéologique / Église / Salle du Trésor / Processions, Gand 2016, p. 49.[]
  3. M. Righetti, 1973, scheda OA n. 1400000472; aggiornamento Artpast, R. Baldi 2006.[]
  4. G. Bès de Berc, Sculptures d’albâtres de Maline: les relief de dévotion fin XVIème début XVIIème siècle, Saint Armel 2003; A. Lipińska, Moving Sculptures. Southern Netherlandish alabasters from the 16th to 17th centuries in Central and Northern Europe, 2015, si veda in particolare il capitolo Serial Production of Alabaster Sculpture in Mechelen, pp. 96-123; Alabaster Sculpture in Europe (1300-1650), catalogo della mostra (Leuven, M Leuven) a cura di M. Debaene, London 2022.[]
  5. A. Troncavini, Alabastri di Malines, marzo 2013, in https//www.antiquanuovaserie.it; L. Giacomelli, scheda IX,72, in Doni Preziosi. Immagini ed oggetti delle collezioni museali, catalogo della mostra (Trento, Castello del Buonconsiglio) a cura di L. Dal Prà, F. de Gramatica, Trento 2014.[]
  6. L.Giacomelli, pp. 204-205 (con bibliografia precedente).[]
  7. A. Troncavini, Alabastri di Malines…, 2013; L. Giacomelli, scheda IX,72…, 2014.[]
  8. G. Bès de Berc, Sculptures d’albâtres…, 2003, pp. 84-86.[]