Abstract

Elisa Emaldi, Giovanni Gardini
“Un pastorale, et una mitria antichissimi”. Due ‘tesori’ di sant’Apollinare dal monastero camaldolese al Museo Nazionale di Ravenna
Molti furono gli oggetti che lungo i secoli vennero associati ad Apollinare, santo patrono di Classe, e considerati alla stregua di reliquie degne di venerazione, in particolare per cura dei padri Camaldolesi. L’articolo studia due di questi oggetti, già menzionati in un inventario datato 1636, un pastorale e una mitria.

‘Un pastorale, et una mitria antichissimi’. Two ‘treasures’ of Saint Apollinare from the Camaldolese monastery to the National Museum of Ravenna
Over the centuries, many objects were associated with Apollinare, the patron saint of Classe, and considered relics worthy of veneration, particularly by the Camaldolese fathers. The article studies two of these objects, already mentioned in an inventory dated 1636, a pastoral staff and a mitre.

Antonio Cuccia
L’attribuzione ad Antonio Lombardo di un crocifisso che sarebbe appartenuto al cardinale Carlo Borromeo
Si tramanda che il Crocifisso bronzeo custodito nella sacrestia della chiesa di Santa Maria la Vetere a Licata sia appartenuto a San Carlo Borromeo e sia stato portato lì dal capitano della fanteria spagnola don Pietro Pardo. L’eccezionale qualità del Cristo rimanda alla cultura antiquariale maturata in area veneta già nella metà del Quattrocento, di cui fu protagonista la famiglia Lombardo. Antonio, in particolare, nell’altare della cappella Zen in San Marco a Venezia, realizzato intorno al 1506, raggiunge una sicurezza ideativa che porta l’autore dell’articolo a suggerire per il Crocifisso di Licata la medesima paternità di Antonio e la stessa data di esecuzione.

The attribution to Antonio Lombardo of a crucifix that allegedly belonged to Cardinal Carlo Borromeo
It is said that the bronze crucifix kept in the sacristy of the church of Santa Maria la Vetere in Licata belonged to Saint Charles Borromeo and was brought there by the Spanish infantry captain Don Pietro Pardo. The exceptional quality of the Christ is reminiscent of the antiquarian culture that matured in the Veneto area as early as the mid-15th century, in which the Lombardo family played a leading role. Antonio, in particular, in the altar of the Zen chapel in St. Mark’s in Venice, created around 1506, achieves a certainty of conception that leads the author of this article to suggest the same paternity for the Licata Crucifix as Antonio and the same date of execution.

Alessandro Barbieri
Il Pendente della Madonna del Rosario del Museo della Basilica di Santa Maria Assunta di Gandino: un’oreficeria siciliana della prima metà del XVII secolo
Tra i preziosi paramenti e monili indossati dalla Madonna del Rosario, una ‘statua vestita’ oggi conservata presso l’attiguo Museo ma realizzata per essere esposta sull’altare laterale a lei dedicato nella Basilica di Santa Maria Assunta di Gandino, spicca anche un pendente in oro e smalti ancora poco noto alla critica. Una serie di medaglioni che realizzati in ambito siciliano e risalenti alla prima metà del Seicento permettono di riconoscere verosimilmente anche il pendente di Gandino come un manufatto circoscrivibile a quell’area e databile entro la prima parte del XVII secolo.

The Pendant of Our Lady of the Rosary from the Museum of the Basilica of Santa Maria Assunta in Gandino: a Sicilian goldsmith’s piece from the first half of the 17th century
Among the precious vestments and jewellery worn by the Madonna of the Rosary, a ‘clothed statue’ now kept in the adjoining Museum but made to be displayed on the side altar dedicated to her in the Basilica of Santa Maria Assunta in Gandino, there is also a gold and enamel pendant that is still little known to critics. A series of medallions made in the Sicilian area and dating back to the first half of the 17th century make it possible to probably also recognise the Gandino pendant as an artefact that can be circumscribed to that area and dated within the first part of the 17th century.

Arturo Anzelmo
Paolo Amato “dietro le quinte” e su più fronti nella realizzazione del Teatro geografico antiguo y moderno e del monumento messinese a Carlo II
L’articolo studia il contesto storico-artistico, politico e culturale nel quale venne realizzato nel 1686 il Teatro geografico antiguo y moderno del Reyno de Sicilia e il ruolo che Paolo Amato dovette svolgere rispetto ad esso. Viene preso in esame anche il rapporto tra la produzione dell’Amato e il monumento a Carlo II, commissionato a Giacomo Serpotta nel 1679 e posto sulla piazza del Duomo cinque anni più tardi.

Paolo Amato ‘behind the scenes’ and on several fronts in the realisation of the Teatro geografico antiguo y moderno and the Messina monument to Charles II
The article studies the historical-artistic, political and cultural context in which the Teatro geografico antiguo y moderno del Reyno de Sicilia was realised in 1686 and the role that Paolo Amato had to play in relation to it. It also examines the relationship between Amato’s production and the monument to Charles II, commissioned from Giacomo Serpotta in 1679 and placed on the cathedral square five years later.

Paolo Dinaro
Campane e campanari a Francofonte tra Sei e Novecento. Nuove acquisizioni documentarie sui fonditori Grimaldi
L’autore propone uno studio sulle campane delle chiese di San Antonio Abate – chiesa Madre e della chiesa di Maria Ss.ma Immacolata Concezione e Angelo custode di Francofonte. Le campane di queste chiese sono riferibili nel loro complesso al XVIII – XIX secolo, ma per la loro fusione, in alcuni casi specifici, è stato utilizzato il bronzo di campane più antiche e sono l’esempio di come anche questi oggetti si spostino e diventino rappresentativi di parte della comunità. Vengono riportati anche i dati noti sui fonditori e sui contratti che venivano stipulati in occasione delle fusioni di campane con particolare riferimento alle clausole, a causa delle quali per molto tempo i fonditori hanno preferito spostarsi da un luogo all’altro.

Bells and bellmakers in Francofonte between the 17th and 20th centuries. New documentary acquisitions on the Grimaldi bell founders
The author proposes a study on the bells of the churches of San Antonio Abate – Mother Church and the church of Maria Ss.ma Immacolata Concezione and Guardian Angel of Francofonte. The bells of these churches can be traced as a whole to the 18th – 19th century, but in some specific cases, the bronze of older bells was used for their casting, and they are an example of how these objects also moved and became representative of part of the community. Known facts about bell casters and the contracts that were concluded when bells were cast are also reported, with particular reference to the clauses, due to which for a long time bell casters preferred to move from one place to another.

Salvatore Anselmo
L’argentiere palermitano Pietro Carlotta e l’inedito paliotto della Chiesa Madre di San Fratello (Me)
L’analisi dell’inedito paliotto architettonico in argento e velluto della Chiesa Madre di San Fratello (Me), è l’input per indagare il corpus delle opere dell’argentiere palermitano Pietro Carlotta, a cui è ricondotto il marchio PC*. Dalla disamina dei manufatti si rivela un artefice di spicco nella produzione dell’argenteria del XVIII secolo e attento conoscitore delle più aggiornate tendenze stilistiche. Coadiuvato dall’atelier di famiglia, quasi certamente composta dai figli Antonino e Giuseppe, l’artefice, con bottega a Palermo, operò nelle diverse realtà della Sicilia occidentale e orientale.

Palermo silversmith Pietro Carlotta and the unpublished frontal of the Mother Church of San Fratello (Me)
The analysis of the unpublished silver and velvet altar frontal from the Mother Church of San Fratello (Me), is the input for investigating the corpus of works by the Palermo silversmith Pietro Carlotta, to whom the PC* mark is attributed. Examination of the artefacts reveals him to be a leading craftsman in the production of 18th century silverware and an attentive connoisseur of the most up-to-date stylistic trends. Assisted by the family atelier, almost certainly consisting of his sons Antonino and Giuseppe, the craftsman, with a workshop in Palermo, worked in various locations in western and eastern Sicily.

Elvira D’Amico
L’inedita attività del pittore messinese Nicolò Mazzagatti come disegnatore di paliotti d’altare nel penultimo decennio del sec. XVIII
Nativo presumibilmente di uno dei piccoli centri della comarca messinese e attivo tra l’ultimo ventennio del secolo XVIII e il primo decennio del XIX, il pittore Nicolò Mazzagatti è noto come autore di opere per la perduta chiesa di Gesù e Maria delle Trombe di Messina e per alcuni centri del circondario come Rometta, San Pier Niceto e Furnari. Un documento inedito fa luce sull’attività dell’artista come disegnatore di paliotti d’altare, che l’autrice individua grazie a puntuali raffronti con la sua produzione pittorica.

The unpublished activity of the Messina painter Nicolò Mazzagatti as a designer of altar frontals in the penultimate decade of the 18th century
Presumably born in one of the small towns of the Messina comarca and active between the last twenty years of the 18th century and the first decade of the 19th century, the painter Nicolò Mazzagatti is known as the author of works for the lost church of Jesus and Mary of the Trumpets in Messina and for a number of towns in the surrounding area such as Rometta, San Pier Niceto and Furnari. An unpublished document sheds light on the artist’s activity as an altar frontal designer, which the author identifies thanks to precise comparisons with his pictorial production.

Stefano De Mieri
Gli argenti perduti della certosa di San Martino. Intorno a un reliquiario di Domenico Antonio Vaccaro (e a un rame del Solimena)
L’articolo rende noti inediti documenti inerenti a un importante reliquiario realizzato nel 1717 da Domenico Antonio Vaccaro, con la collaborazione di un ignoto argentiere, per la chiesa della certosa di San Martino a Napoli. Tali documenti consentono di stabilire che per l’esecuzione del pregevole e purtroppo perduto manufatto l’artista riutilizzò il metallo proveniente da molti oggetti per lo più in argento donati al monastero napoletano da un tal Francesco Antonio Pisano, e, fra l’altro, le pietre preziose che ornavano la cornice del dipinto su rame di Francesco Solimena raffigurante Cristo risorto, utilizzato invece come portella del tabernacolo sul retro dell’altare ligneo della chiesa di San Martino. Inoltre, nello scritto viene discusso uno sconosciuto inventario di inizio Ottocento relativo alla certosa napoletana che certifica la perdita del ricchissimo patrimonio di oreficerie di cui essa era dotata, per effetto delle requisizioni imposte da re Ferdinando IV sul finire del Settecento.

The Lost Silverworks of the Charterhouse of San Martino: On a Reliquary by Domenico Antonio Vaccaro (and a Copper by Solimena)
This article reveals previously unpublished documents concerning an important reliquary created in 1717 by Domenico Antonio Vaccaro, in collaboration with an unknown silversmith, for the church of the Charterhouse of San Martino in Naples. These documents allow us to establish that the artist reused metal from various objects, mostly silver, donated to the Neapolitan monastery by one Francesco Antonio Pisano for the creation of the exquisite, yet unfortunately lost, piece. Additionally, the precious stones that once adorned the frame of Francesco Solimena’s copper painting depicting the Risen Christ – used instead as the door of the tabernacle at the back of the wooden altar of the church of San Martino – were incorporated into the reliquary. The article also discusses an unknown early 19th-century inventory of the Neapolitan charterhouse, which attests to the loss of its extensive collection of gold and silverware due to the requisitions imposed by King Ferdinand IV at the end of the 18th century.

Joan Abela
Doti e influenze straniere nella moda e nel gusto a Malta nel Settecento e nell’Ottocento
L’autrice si propone di condurre un’analisi microstorica di venti registri notarili associati a dodici notai, che coprono il periodo dal 1712 al 1870. Attraverso questa analisi, lo studio cerca di verificare se gli accordi di matrimonio e di dote possano servire da tramite per identificare le influenze culturali straniere sulla moda all’interno della società maltese del XVIII e XIX secolo, con particolare attenzione al settore dell’oreficeria.

Dowries and Foreign Influences in Fashion and Taste in Eighteenth-and Nineteenth-Century Malta
The author aims to conduct a microhistorical analysis of twenty notarial registers associated with twelve notaries, covering the period from 1712 to 1870. Through this analysis, the study seeks to ex-plore whether marriage and dowry agreements can serve as a conduit for identifying foreign cultural influences on fashion within the Maltese society of the eighteenth and nineteenth centuries, with a particular focus on the domain of jewellery.

Andrea Sorze
Villa Bernasconi a Cernobbio. Un villino liberty tra nuove riletture e ipotesi attributive
Alla luce delle novità emerse da un riordino delle idee sviluppate negli anni ’80 dello scorso secolo intorno alle questioni del Liberty lombardo e, trasversalmente, di Villa Bernasconi a Cernobbio (vicino a Como), supportate dalle importanti ricerche sulla figura di Alfredo Campanini, l’articolo cerca di far maggior chiarezza intorno ad alcuni aspetti finora poco (o mai) toccati sul villino residenziale, costruito nei primi anni del Novecento per volere dell’ingegner Davide Bernasconi, avanzando ipotesi attributive sugli artigiani e le aziende in opera per quanto riguarda l’apparato decorativo, interno ed esterno, dell’abitazione. La villa si presenta come uno degli esempi meglio riusciti di Liberty in territorio non solo comasco ma, più generalmente, lombardo: un edificio contrassegnato da un vivace assetto decorativo per nulla esuberante o posticcio, come quello spesso perseguito nella cosiddetta “architettura delle esposizioni”, bensì quello più astratto, sofisticato e, in alcuni casi, espressivo, precedente alla “volgarizzazione” del Liberty, che arriverà ad un punto di non ritorno durante l’Esposizione di Milano del 1906, per poi esaurirsi totalmente, e definitivamente, nel 1914, quando i venti di guerra spegneranno uno degli stili più vivaci dell’Otto e Novecento e, in contemporanea, l’altrettanto vivace società da cui esso era nato.

Villa Bernasconi in Cernobbio. An Art Nouveau Villa between new interpretations and attributive hypotheses
Taking into consideration the latest developments emerging from a reorganisation of ideas spread in the 1980s about the issues of Liberty in Lombardy and, crosswise, of Villa Bernasconi in Cernobbio (near Como), supported by important research about Alfredo Campanini, this paper attempts to clarify some aspects which have not been  touched so far about the residential villa, built in the early 1900s after the requirements of engineer Davide Bernasconi. At the same time, it tries to make hypothesis about the craftsmen and the firms involved in the decorative apparatus, inside and outside the building. The villa is one of the most important examples of Liberty not only in the surroundings of Como but, in general, in Lombardy: it is a building marked by a decorative arrangement which is not exuberant or artificial, like the one of the so called “exhibition architecture”. On the contrary, it is characterised by the more abstract, sophisticated and, in some cases, expressive one, preceding the “vulgarization” of Liberty, which will reach a climax during the Exhibition in Milan in 1906, and will have almost completely faded in 1914, when the winds of war will dissolve one of the most lively styles in the XIX and XX centuries alongside the equally lively society from which it was born.