Il gioiello d’artista, collezioni storiche e nuove acquisizioni al Museo Boncompagni Ludovisi
elisa.ciafrei@cultura.gov.it
DOI: 10.7431/RIV27122023
«Nell’arte moderna il gioiello ha un significato nuovo, non è soltanto un ornamento con un senso naturalistico e allegorico, ma il mezzo con cui si pone l’opera d’arte in contatto diretto, fisico, con la persona. Si trova così, su un altro piano, il valore dedicatorio e quasi rituale che il gioiello ha avuto nelle società primitive». Scrive così, nella guida della Galleria Nazionale d’Arte Moderna del 1973, l’allora direttrice Palma Bucarelli 1.
Con le avanguardie dei primi decenni del Novecento si assiste al passaggio dal fare gioielli al fare arte; si sperimentano nuove modalità per esprimere la propria poetica, veicolando la funzione del gioiello da decorativa a segnica. Sono molti gli artisti che affidano la loro creatività al “mezzo” gioiello, da Dalì a Picasso, da Fontana a Man Ray 2.
Nel 1967 il Museum of Modern Art di New York dedica al gioiello d’artista un’esposizione: “Jewelry by contemporary painters and sculptors”. Tra gli artisti che espongono figurano: George Braque, Picasso, Man Ray, Max Ernst e Lucio Fontana. Renee Sabatello Neu, curatore della mostra, descrive così l’esposizione “The primary purpose of this exhibition is to reveal an often neglected aspect of the creative genius of some artists of our time[…]The intrinsic value of the materials is of less Interest to him than is the opportunity to experiment in another medium and scale[… ]The objects have been invested with so strong an emotional charge that for the artists and for the wearers they become powerful charms; thus they carry on the ancient tradition of jewelry used not only as ornament but also as ritualistic emblems or amulets” 3.
Nello stesso anno si inaugura l’allestimento del padiglione dedicato all’arte italiana all’Esposizione Universale di Montreal, curato da Palma Bucarelli; il design è il tema fondante e, come congiunzione tra industria e arte, sono presentati i gioielli d’artista 4. Questa forma espressiva giunge a maturazione negli anni centrali del secolo scorso. A Roma, negli anni Quaranta, Mario Masenza eredita la gioielleria del padre in via del Corso e fu il primo gioielliere italiano ad avere l’idea di convincere artisti d’avanguardia, pittori e scultori a lavorare per lui per creare ornamenti esclusivi e dai materiali preziosi. Era un grande appassionato d’arte e aprì le porte del suo laboratorio-negozio in via del Corso ai promettenti artisti di allora, dando la possibilità di creare gioielli partendo dalle loro ricerche artistiche. Mirko Basaldella, Franco Cannilla, Giuseppe Uncini, Giulio Turcato, Giuseppe Capogrossi e Afro furono tra i molti scultori e pittori che frequentavano il laboratorio di Mario Masenza, creando i loro gioielli d’artista e nel contempo dando vita ad un ambiente culturale di discussione e confronto, anche con i collezionisti 5. La collezione di monili, esposti nella Galleria degli Arazzi del Museo Boncompagni Ludovisi di Roma, risale proprio a quel periodo, tra gli anni Quaranta e gli anni Settanta. La collezione esposta vanta nomi come Caro Lorenzetti, Afro, Alberto Giorgi, Pasquale Santoro, Ada Salvatore e Bortolo Gnutti. Collezione creata grazie al lavoro di Palma Bucarelli “la signora dell’arte” 6, che ha svolto il suo incarico di direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, dal 1942 al 1975.
Carlo Lorenzetti (Roma 1934), ripropone nei gioielli i valori plastici sviluppati nelle sue opere scultoree coeve, nonché la predilezione per il medium metallico e la sua lavorazione manuale volta ad «accogliere la lamina piatta nella sua essenza primaria di colore e di politezza, intervenendo su di essa con netti tagli e con procedimenti a sbalzo e cesello». Creando così forme plastiche, in dialogo con la forma del corpo che le accoglie. La spilla romboidale e il bracciale rigido in argento (Figg. 1 – 2) sono stati realizzati nel 1967 ed esposti per la prima volta alla personale presso la Galleria Arco d’Alibert di Roma. Nel 1972 l’artista li dona alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna su invito di Palma Bucarelli. La spilla e il bracciale formano una parure, infatti condividono il motivo geometrico a cerchi concentrici, traforati e sbalzati 7.
Alberto Giorgi (San Lorenzo in Campo, Pesaro Urbino 1947 – Fano 2006) predilige la pratica artigianale alla produzione seriale, disegnando e realizzando personalmente dei pezzi unici. La sua ricerca è indirizzata alle tangenze, ai punti in comune tra arte e scienza. Si avvicina all’arte cinetica frequentando il Gruppo Atomo a Fano 8. Con Ricerche sulla biologia (Fig. 3), bracciale in oro e argento brunito, esplora il mondo organico. Sulla superfice, infatti, spiccano delle forme che ricordano ovuli e semi. Giorgi analizza anche l’universo matematico, creando gioielli con l’inserimento di bilichi, incastri, articolazioni ed elementi mobili, come se fossero i componenti di una formula. Ne sono esempio Ricerca strutturale e Ricerche spazio-dinamiche (Figg. 4 – 5), entrambi realizzati in oro. Nel 1969 viene presentato a Mario Masenza ed ha modo di esporre nella sua gioielleria romana, accanto ad Afro, Capogrossi, Franchina, Uncini, Cannilla e Calò 9.
Ada Daverio Salvatore (Roma 1899 – 1988) porta la natura all’interno delle sue creazioni. La collana con ciondolo del 1965 (Fig. 6) presenta il tema dei “trionfi” con intrecci fantastici di soggetti animali e vegetali, fiori ed uccelli, come nella sua contemporanea produzione pittorica. Ma è proprio nella creazione di ornamenti preziosi che l’artista raggiunge risultati più significativi. Il gioiello è realizzato in oro giallo con dieci perle, con la tecnica della fusione a cera persa 10.
La fusione a cera persa è una tecnica molto utilizzata in oreficeria e consiste nella realizzazione del modello dell’oggetto, completo di tutti i dettagli, in cera. Il Modello viene poi inglobato in una camicia di gesso che, successivamente, verrà riscaldata per far sciogliere la cera. La cera sciolta fuoriuscirà da dei fori, da qui l’aggettivo “persa”. Si ottiene così lo stampo al negativo, pronto ad accogliere il metallo fuso che darà corpo all’opera.
Il bracciale in argento del 1964 (Fig. 7) di Pasquale Ninì Santoro (Ferrandina, Matera 1933 – Roma 2022), è stato realizzato con la medesima tecnica. Il processo di fusione, in oreficeria, si conclude con il metodo della fionda: lo stampo e il crogiolo, con il metallo fuso, vengono posti all’interno di una centrifuga. Con la forza derivante dalla rotazione, il metallo si inserisce all’interno dello stampo, prendendo il posto lasciato vuoto dalla cera precedentemente sciolta.
I monili creati da Santoro ripropongono i valori di linearità propri delle sue sculture e dei suoi dipinti. Il bracciale è stato scelto da Palma Bucarelli per l’Esposizione Universale di Montreal del 1967, insieme alla spilla in oro di Bortolo Gnutti (Fig. 8) (Lumezzane, Brescia 1922 – Roma 2008), primariamente esposta presso la Galleria Il Segno 11. In occasione di questo studio è emerso che la spilla riporta la firma dell’artista, in ben due sezioni è impresso il nome “GNUTTI” (Fig. 8a)
Nel 2014 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna ha acquistato dalla Nipote di Palma, Barbara Lazzarini, un bracciale in oro, corallo e pietre preziose. Afro Libio Basaldella (Udine 1912 – Zurigo 1976) realizza il bracciale a teste femminili negli anni Quaranta del Novecento presso la gioielleria Masenza di Roma (Fig. 9); la cerniera del bracciale presenta, infatti, la firma sia di Afro che della gioielleria. Sappiamo che Palma Bucarelli apprezzava molto il lavoro di Afro, che acquistò il bracciale per la sua collezione personale 12.
Nel 2022, la Direzione Musei Statali della città di Roma, ha incrementato la collezione acquisendo, da Barbara Lazzarini, quattro nuovi gioielli appartenuti alla collezione personale di Palma Bucarelli. I gioielli sono stati realizzati da Umberto Mastroianni, Lorenzo Guerrini e Gastone Novelli.
Umberto Mastroianni (Fontana Liri, Frosinone 1910 – Marino, Roma 1998) omaggiò più volte la direttrice con dei gioielli creati appositamente per lei 13, tra i quali la collana del 1970 in oro giallo con smalti di diversi colori (Fig. 10). Tra le opere qui presentate è l’unica caratterizzata da policromia con l’utilizzo dello smalto a gran fuoco. L’utilizzo di questa tecnica dimostra una padronanza del mezzo, in quanto ogni colore deve essere applicato con una cottura differenziata per temperatura.
Lo smalto si ottiene da una pasta densa a base vetrosa composta da silice, carbonato di sodio, carbonato di potassio e piombo. A questa base vanno poi aggiunti gli ossidi metallici che conferiscono il colore (ad esempio per il rosso l’ossido di cromo e per il blu l’ossido di cobalto). Ogni smalto ha il suo punto di fusione, tra i 700°C e i 900°C, per questo motivo per creazioni policrome bisogna iniziare dallo smalto più alto fondente e via via procedere con le cotture per gli altri smalti a più basse temperature. Il tempo di fusione è breve, la reazione è rapida e irreversibile, è una tecnica che non ammette errori.
Dello stesso periodo della collana è l’anello d’oro, sempre creato da Mastroianni (Fig. 11). Questa volta non aggiunge colori o pietre, ma «affida al modellato, al grumo di materia, alla lacerazione della superficie il compito di arricchire dal punto di vista formale e cromatico l’oggetto» 14. L’opera è ottenuta con la tecnica della fusione a cera persa e presenta sul retro la firma dell’artista 15.
Del 1966 è l’opera di Lorenzo Guerrini (Milano 1914 – Roma 2002), è un pendente eseguito dall’artista in oro giallo, firmato sul verso, con la tecnica della fusione a cera persa ed ha un diametro di 49 mm (Fig. 12). Il pendente riprende nella forma ma non nella modalità di esecuzione una serie di medaglie, oggetto della sua sperimentazione, che l’artista ha donato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma tra il 1968 e il 1982. A differenza del monile le medaglie sono in bronzo, a volte dorato a volte patinato. Anche la tecnica costitutiva è differente, invece della fusione a cera persa, l’artista per il medagliere ha lavorato direttamente sulle lamine metalliche incidendole e tagliandole 16.
L’ultimo gioiello dell’acquisizione è un paio di occhiali senza lenti, in oro giallo martellinato, a cui è appesa una foglia a mo’ di orecchino, anch’essa in oro (Fig. 13). Questa originale opera è stata realizzata nel 1966 da Gastone Novelli (Vienna 1925 – Milano 1968). La foglia presenta la firma “Novelli” sul verso, mentre sul recto è incisa una frase poetica, forse dedicata dall’artista a Palma Bucarelli: “LE TUE PAROLE INCIAMPANO NELLE MIE ESTASI” (Fig. 13a). Novelli realizza questi occhiali nel periodo della sua maturità artistica, quando la sua pittura si contamina con la scrittura 17.
Non si può prescindere dalla Figura di Palma Bucarelli quando si tratta l’arte italiana, e non, del secolo scorso, i gioielli d’artista non fanno eccezione. Lei con il suo lavoro, la sua passione e la sua vita ha sostenuto e incoraggiato gli artisti e l’arte contemporanea. Grazie alle donazioni e acquisizioni intrecciate con la sua vita professionale, mondana e privata, oggi si ha un excursus artistico e temporale di questa originale forma d’arte al Museo Boncompagni Ludovisi per le Arti Decorative, il Costume e la Moda dei secoli XIX e XX.
- La Galleria Nazionale d’Arte Moderna in Roma. Guida, a cura di Palma Bucarelli, Roma 1973, p. 84.[↩]
- Ori d’artista. Il gioiello nell’arte italiana 1900-2004, catalogo della mostra a cura di F. R. Morelli, Milano 2004, pp. 17-33[↩]
- The Museum of Modern Art, New York (1967, 29 Settembre), Jewelry by contemporary painters and sculptors [Comunicato stampa]. https://www.moma.org/calendar/exhibitions/2607[↩]
- Galleria Nazionale D’Arte Moderna & MAXXI. Le collezioni 1958-2008, a cura di S. Frezzotti – C. Italiano – A. Rorro, Verona 2009, pp. 312, 587.[↩]
- Gioielli d’artista in Italia. 1945 – 1995, G. Uncini, in L. Somaini – Cerritelli, Milano 1995, p. 162.[↩]
- Il legato Bucarelli, M. Cossu in Palma Bucarelli. Il Museo come avanguardia, a cura di M. Margozzi Milano 2009, p. 122.[↩]
- S. Frezzotti – C. Italiano – A. Rorro, Galleria Nazionale…,2009, pp. 399-401; M. Margozzi, Palma Bucarelli…,2009, p. 136; L. Somaini – C. Cerritelli, Gioielli d’artista…, pp. 211-212.[↩]
- F. R. Morelli, Ori d’artista…, 2004, p. 120.[↩]
- S. Frezzotti – C. Italiano – A. Rorro, Galleria Nazionale…, Verona 2009, pp. 309-310; L. Somaini – C. Cerritelli, Gioielli d’artista…, 1995, p. 35; M. Margozzi, Palma Bucarelli…, 2009, p. 136.[↩]
- S. Frezzotti – C. Italiano – A. Rorro, Galleria Nazionale…, 2009, p. 232; M. Margozzi, Palma Bucarelli…, 2009, p. 135.[↩]
- S. Frezzotti – C. Italiano – A. Rorro, Galleria Nazionale…, 2009, pp. 312, 587; M. Margozzi, Palma Bucarelli…, 2009, p. 137[↩]
- L. Catini in Museo Boncompagni Ludovisi per le Arti Decorative, il Costume e la Moda dei secoli XIX e XX. Guida breve, a cura di M. Amaturo, Roma 2018, pp. 84-85; L. Somaini – C. Cerritelli, Gioielli d’artista…, 1995, p. 117.[↩]
- Una Come Lei. Palma Bucarelli da vicino, A. Marullo in M. Margozzi, Palma Bucarelli…, 2009, p. 210.[↩]
- L. Somaini – C. Cerritelli, Gioielli d’artista…, 1995, p. 36.[↩]
- L. Somaini – C. Cerritelli, Gioielli d’artista…, 1995, p. 122-123; M. Margozzi, Palma Bucarelli…, 2009 p. 137.[↩]
- S. Frezzotti – C. Italiano – A. Rorro, Galleria Nazionale…, 2009, pp. 704-715; L. Somaini – C. Cerritelli, Gioielli d’artista…, 1995, p. 100; M. Margozzi, Palma Bucarelli…, 2009, p. 136.[↩]
- F.R. Morelli, Ori d’artista…, 2004, pp. 129-130; Una Come Lei. Palma Bucarelli da vicino, A. Marullo in M: Margozzi, Palma Bucarelli…, 2009, pp. 210 e 137.[↩]