Elvira D’Amico

Un’inedita pianeta siciliana in corallo della scuola professionale “Regina Margherita” di Roma (1898)

elvi.damico@alice.it
DOI: 10.7431/RIV27092023

Una pianeta finora sconosciuta nel panorama delle arti decorative siciliane, interamente ricamata in corallo col doppio scudo dei Savoia, la cui foto mi è pervenuta senza nessun’atra notizia se non quella relativa a una sua provenienza da una chiesa di Erice 1, pone degli interessanti interrogativi sulla sua presenza nell’Isola 2. Essa, in teletta d’argento bianca, è suddivisa alla maniera tradizionale in tre colonne i cui divisori sono costituiti da minuscoli rami serpentinati punteggiati da boccioli di rose (Fig. 1). La colonna centrale contiene la raffigurazione più rilevante anche in termini dimensionali: un bouquet legato da un articolato fiocco, costituito da una margherita centrale e due papaveri laterali adagiato su due tralci vegetali ricurvi. Nella parte superiore della colonna vi è ancora una palmetta al centro di un ramo e in quella inferiore un piccolo tulipano legato da un fiocco. Il ricamo è eseguito per applicazione, cioè su pezzi di stoffa sagomata, ritagliata e poi cucita al manufatto di fondo. All’estremità inferiore della colonna è apposto poi l’emblema araldico dei Savoia, costituito da due scudi con croce bianca di raso applicata su fondo rosso costituito da coralli (Fig. 2). Gli scudi si presentano inclinati e convergenti tra loro con nastri annodati alla base a formare il cosiddetto “nodo savoia” e sono sormontati da una spessa corona ricamata in filati d’oro a rilievo.  Il doppio scudo si configura come lo stemma araldico di Margherita di Savoia, prima regina del Regno d’Italia (1878 – 1900), riferentesi alla sua famiglia d’origine dei Savoia-Genova e a quella acquisita del marito re Umberto I di Savoia. Pure lo stile del ricamo quasi esclusivamente in corallo, punteggiato solo sporadicamente da piccoli virgulti dorati, che grandeggia dispiegandosi in eleganti composizioni vicine all’ Art Nouveau, fa propendere per un’attribuzione dell’opera ericina a una manifattura della fine dell’800-inizi del ‘900. Ma quale può essere la sua genesi culturale? Di recente è stata posta l’attenzione sulla Scuola professionale femminile fondata a Roma nel 1876 per volontà del Comune della capitale e posta dal 1895 sotto il patrocinio della regina Margherita. Una sezione della scuola era dedicata alla realizzazione di ricami in corallo, finalizzata alla promozione delle abilità femminili del tempo, in vista di un futuro inserimento lavorativo e in allineamento al comune sentire del periodo. Una recente esposizione a Palazzo Boncompagni Ludovisi (2019) ha reso noti al grosso pubblico gran parte dei materiali di arte decorativa e documentaria prodotti da tale Istituto e lasciati in comodato permanente al museo romano (2001). Altri manufatti reperiti in varie città italiane, realizzati dalle allieve della scuola, sono stati raccolti per la prima volta assieme ad oggetti, abiti e suppellettili appartenuti alla sovrana, nell’altra recente mostra “Margherita di Savoia Regina d’Italia”, tenutasi a Palazzo Madama a Torino tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023, il cui corposo catalogo ha fornito ampi ragguagli anche su alcuni pregiati manufatti usciti dalla scuola romana 3.

In particolare una pianeta, completa di stola, manipolo, velo e borsa, proveniente dal Santuario della Beata Vergine Consolata di Torino, appare come una gemella di quella siciliana (Fig. 3). Dalla scheda in catalogo 4 si apprende che essa, commissionata dalla sovrana in vista dell’Esposizione nazionale di Torino del 1898, fu da lei donata al santuario torinese, in ricordo della festosa accoglienza ricevuta assieme alla nuora Elena principessa di Napoli nell’anno precedente. Si sa inoltre che il servizio liturgico, di cui esiste una replica donata dalla stessa regina alla Casa madre delle Suore di Carità di Roma, fu eseguito dalle allieve del corso di ricamo della maestra Bianca Crapelli Folini, su disegno di Pia Rondanini.

L’opera siciliana si configura dunque come uno dei parati sacri realizzati dalla Scuola professionale romana nel 1897-98, che ammontano finora al numero di tre.  Le differenze tra le opere sono minime, nel senso di una maggiore profusione di oro e un disegno leggermente più elaborato negli scudi e più incline al gusto liberty in quella torinese (Fig. 4).

La pianeta siciliana che – sulla scia delle altre due similari – potrebbe essere stata destinata in origine a un santuario mariano o a un convento di Erice, si viene ad annoverare a buon diritto tra i doni effettuati dalle reali di Casa Savoia alle chiese siciliane, tra cui spicca il manto della Madonna della Soledad, elargito nel 1895 dalla stessa consorte di re Umberto I all’ omonima confraternita palermitana (Fig. 5); ed ancora il manto dell’ Addolorata dei Sette dolori alla Guilla (Fig. 6), dono della regina Elena del Montenegro, sul quale è applicato a ricamo, assieme alla firma e alla data 1903, lo stemma della sovrana costituito da un doppio scudo (di Savoia e Montenegro), molto simile a quello che la regina Margherita sua suocera fece apporre sulla pianeta in corallo di Erice 5.

  1. Ringrazio il prof. Rosario Daidone per la segnalazione dell’opera.[]
  2. L’opera non è annoverata tra quelle finora censite nelle chiese ericine, come mi comunica il prof. Maurizio Vitella; cfr. M.Vitella, Il tesoro della chiesa madre di Erice, Premessa di M.C.Di Natale, Trapani 2004[]
  3. Margherita di Savoia Regina d’Italia, a cura di M.P. Ruffino, Venezia 2022.[]
  4. M.P. Ruffino, scheda n. IV.17, in Margherita di Savoia…, 2022.[]
  5. E. D’Amico, Devoti e preziosi. I doni delle regine di Casa Borbone e Savoia alle chiese di Palermo, in Scritti di donne, 2° Quaderno di Aboutartonline.com, a cura di S. Macioce, 2022, pp. 125-130.[]