Artisti, poeti e scienziati alla corte di Federico II, i cartoni di Arduino Angelucci per la decorazione dell’Aula Magna della Regia Università di Palermo
cristina.costanzo@unipa.it
DOI: 10.7431/RIV31102025
Nell’insieme articolato e complesso delle pratiche legate alla valorizzazione dell’arte nelle Università italiane riveste un ruolo di prim’ordine il tema della promozione, della salvaguardia e dell’accrescimento del patrimonio storico-artistico degli Atenei, con particolare riferimento a diversi interventi decorativi di grande interesse, come evidenziato da momenti di studio di alto profilo, quali Convegni e Progetti di ricerca dedicati a questi aspetti 1.
Sin dagli albori della sua attività l’Università di Palermo ha instaurato un dialogo fertile con autorevoli esponenti delle arti visive, commissionando o scegliendo le opere di artisti viventi per i luoghi più rappresentativi della vita dell’ateneo, come dimostra la sede del Rettorato presso il Complesso Monumentale dello Steri, dove nel 2021 il celebre dipinto di Renato Guttuso La Vucciria è stato interessato da un’importante musealizzazione. Entrata a far parte del patrimonio dell’Università degli Studi di Palermo nel 1975, soltanto nel 2021 La Vucciria, tra le opere più note ed emblematiche della relazione privilegiata di Renato Guttuso con Palermo e la Sicilia tutta, è stata al centro di un nuovo allestimento, a cura di Marco Carapezza, Paolo Inglese e Maria Concetta Di Natale con la consulenza di Cristina Costanzo e Sergio Intorre, realizzato dall’architetto Maria Carla Lenzo e presentato nella Sala delle Armi dello Steri 2.
L’attenzione dell’Ateneo verso gli artisti contemporanei è tuttavia riconducibile almeno a un altro caso, forse meno noto ma non meno significativo e cioè l’incarico assegnato ad Arduino Angelucci per la decorazione della volta dell’ex Aula Magna della Regia Università di Palermo, oggi Aula Magna del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Palermo, rispetto alla quale l’importante donazione di disegni preparatori, cui questo articolo è dedicato, ha contribuito a riaccendere l’interesse di studiosi e appassionati (Fig. 1).
Nel 2021 il patrimonio dell’Università degli Studi di Palermo ha accolto una generosa donazione effettuata da Alessandra Angelucci e fortemente voluta da Paolo Inglese, allora direttore del Sistema Museale di Ateneo e attualmente Delegato per le attività di valorizzazione dei beni culturali, storici, monumentali e del brand di Unipa, con il coordinamento di Enrica Zaccone, studentessa del Master in Economia e Management dei Beni Culturali e del Patrimonio UNESCO 3.
La donazione consta di quindici cartoni che si articolano, dunque, in quattro scene, a loro volta suddivise in ulteriori parti che misurano in totale cento metri quadrati. Essa ha consentito di acquisire i pregevoli cartoni di Arduino Angelucci e un insieme composito di materiale documentario altrettanto prezioso che, unitamente alla relazione sul progetto per la decorazione della volta dell’Aula Magna, include scambi epistolari, fotografie d’epoca, articoli pubblicati sulla stampa del tempo ed elaborazioni grafiche utili per la lettura complessiva dell’opera 4. (Figg. 2 – 3 – 4 – 5).
L’intervento decorativo dell’Aula Magna si inserisce nel più ampio progetto di riorganizzazione architettonica e decorativa di Antonio Zanca per la Regia Università di Palermo 5. Risale al 28 giugno 1934 l’emanazione del Bando di concorso da parte del Genio Civile di Palermo per “Lavori di sistemazione e riattamento dell’Aula Magna della R. Università – Decorazioni pittoriche” 6, rivolto ad “artisti regolarmente iscritti al Sindacato Nazionale Fascista Belle Arti” e dedicato al tema “Artisti, poeti e scienziati alla corte di Federico”, come indicato negli articoli 2 e 3c 7. Il compenso ammontava a L. 45.000 e il concorso prevedeva la presentazione di un bozzetto in scala 1:10 con libertà di tecnica e obbligo di un “dettaglio al vero”, come si legge nell’articolo 5. Dall’articolo 9 del Bando si evince la composizione della commissione esaminatrice, costituita “dal Magnifico Rettore della R. Università di Palermo, Presidente; da un Rappresentante del Provveditore alle OO. PP. per la Sicilia; dall’Ingegnere Capo del Genio Civile di Palermo; da un Rappresentante del Sindacato Interprovinciale Fascista Belle Arti di Sicilia; e dal Rappresentante designato dal Commissario Nazionale del Sindacato Belle Arti. Funzionerà da Segretario il Direttore dei lavori di costruzione degli Edifici Universitari di Palermo”.
È significativo, inoltre, che l’articolo 6 del Bando richiedesse che le decorazioni si armonizzassero con il “carattere austero e solenne dell’edificio, ispirandosi agli esempi più belli delle Aule che si ammirano nei palazzi del Rinascimento”.
L’intervento di Arduino Angelucci è una monumentale opera celebrativa di elevata qualità pittorica,
che costituisce una testimonianza preziosa del linguaggio figurativo degli anni Trenta in virtù di una dichiarata matrice novecentista, da iscrivere nella costellazione dei Ritorni all’ordine affermatisi tra le due guerre e orientati al recupero della pittura murale e all’impiego della tecnica dell’affresco, quest’ultima espressamente richiesta dall’articolo 1 del Bando di concorso 8.
Il ciclo decorativo ideato da Arduino Angelucci presenta una visione unica ma complessa del tema assegnato e interpretato attraverso quattro scene, secondo una definizione cara all’artista e su cui torneremo mediante la lettura dei cartoni dell’affresco, che si sviluppano intorno alla presenza dominante di Federico II e del suo cenacolo attraverso alcuni snodi narrativi, di seguito esaminati, dai quali emerge anche uno stretto intreccio temporale con la storia e la politica del tempo, evocate nella rappresentazione di elementi, quali i fasci littori, emblematici dei rapporti tra arte e regime 9.
Come ha sottolineato Alexander Auf der Heyde, in un saggio di fondamentale importanza su questo argomento, proprio in riferimento a questi aspetti: “Due temi sui quali insiste il pittore – l’architetto che «come fiamma creatrice, accende di sé uomini e cose» (sic!) e le attenzioni del monarca nel campo dell’agronomia che avrebbero facilitato il «ritorno alla terra» – hanno in realtà ben poco a condividere con l’Italia del XIII secolo. Piuttosto si tratta di questioni particolarmente care all’attività propagandistica del regime: sin dal 1925 Gentile individua nell’architettura e nel mito della costruzione delle metafore potenti per l’esaltazione del fascismo come motore del rinnovamento civile; l’immagine della «serena vita dei campi» riflette invece la politica agraria del regime che promuove soprattutto in Sicilia delle opere di bonifica e di colonizzazione dei latifondi” 10.
La composizione, plasticamente solida e sinteticamente ben definita, si caratterizza per il protagonismo di alcune figure simboliche di immediata riconoscibilità che concorrono a un fare ornamentale ricercato e sapiente, il cui ritmo compositivo è scandito con sicurezza, come si evince anche dal bozzetto dell’opera a oggi custodito dagli eredi.
Le vicende legate al concorso e al cantiere dell’Aula Magna della Regia Università di Palermo che include la decorazione di Arduino Angelucci, al di sotto della quale si sviluppa l’intervento alle pareti di Michele Giarrizzo, sono già state oggetto di studi – che vanno dal volume dedicato alla storia della Facoltà di Giurisprudenza al già citato e più recente contributo di Alexander Auf der Heyde – e si offre al confronto con almeno un caso di rilievo nel panorama artistico nazionale, il murale L’Italia tra le Arti e le Scienze, eseguito nel 1935 da Mario Sironi per l’Aula Magna dell’Università La Sapienza di Roma.
Nel 1950 lo straordinario intervento di Mario Sironi è stato interessato da una ridipintura finalizzata all’eliminazione di ogni simbolo fascista, emblematica delle idiosincrasie innescate dai rapporti tra arte e regime, snodo critico cruciale negli studi sulle arti visive del Novecento in Italia e non solo, e dal 2015 al 2017 L’Italia tra le Arti e le Scienze è stato oggetto di un restauro durato che lo ha riportato alle condizioni iniziali 11.
Con il più noto Mario Sironi, esponente di spicco del Novecento, Arduino Angelucci condivide la temperie culturale che non esita a trovare riscontro nell’affinità tematica delle due decorazioni dedicate al cenacolo delle arti, commissionate dalle Università di Roma e Palermo per il loro luogo di rappresentanza per eccellenza, l’Aula Magna, L’Italia tra le Arti e le Scienze a Roma e Artisti, poeti e scienziati alla corte di Federico II a Palermo. Non è casuale che entrambi gli interventi siano stati realizzati con la tecnica dell’affresco in quel clima nazionale egregiamente sintetizzato da Corrado Cagli nel suo scritto del 1933 Muri ai pittori ma anche nel Manifesto della pittura murale, pubblicato lo stesso anno 12.
Nel 1938, sulle pagine del «Giornale di Sicilia», Maria Accascina, studiosa attenta e puntuale sempre raffinata nel suo giudizio, si esprime favorevolmente circa l’affresco di Arduino Angelucci. Accascina definisce l’opera “nobile” e “alta” ma aggiunge: “l’artista che l’ha creata, è scarsamente noto al pubblico delle mostre, non è stato invitato a Venezia, non è stato esaltato dai critici di occasione” 13.
Sono entusiastici anche i toni di Pippo Rizzo, esponente di spicco dell’arte nonché attivissimo promotore culturale e protagonista del sistema delle arti dell’epoca, il quale, sulle pagine de «L’Ora» definisce Arduino Angelucci, “maestro dell’affresco” 14, che “con paziente amorevolezza ha curato ogni piccolo spazio destinato a quest’opera, nulla tralasciando perché tutto l’insieme (spazio, volume, accordi cromatici, armonie di ritmi) risultasse coerente e logico” 15. L’artista e critico non esita a considerare l’opera in oggetto un “documento vivo nella storia degli affreschi moderni” e aggiunge: “[…] Angelucci è l’affreschista della precisione, dell’equilibrio, della giustezza dei toni, i quali sembrano come pesati in una sensibile bilancia. Tali appaiono al nostro sguardo e tali sono realmente nella scala dei valori plastici. Il particolare che il nostro conduce con piacevole accorgimento, senza cadere nel lezioso o nell’accademico, è uno dei meriti che si aggiunge a molti altri per cui l’opera appare legata e intensamente nutrita da un sentimento personalissimo che non ammette transazioni o rettifiche” 16. Nell’articolo si legge: “[…] Il tema imposto all’artista era arduo e difficile. Si doveva conciliare l’atmosfera storica del tempo con le esigenze pittoriche, le quali sono quelle che maggiormente debbono far preoccupare un pittore poiché si può essere fedeli alla storia quanto si voglia a discapito della pittura per cadere nell’illustrativo pur di appagare lo storico o lo spulciatore di date, ma conciliare la pittura con la storia nella maniera degna è il fine veramente superiore […]” 17.
Al fine di inquadrare ulteriormente la figura di Arduino Angelucci è utile ripercorre quei passaggi cruciali della formazione e dell’attività dell’artista (Rieti, 1901-1980), presente in diversi cantieri dell’epoca, propedeutici all’approdo alle decorazioni monumentali e all’esperienza palermitana 18. Attivo anche come docente al Liceo artistico di Napoli (1941-1943) e all’Istituto d’Arte di Rieti (1970-1972) e nel contesto di esposizioni prestigiose come la Quadriennale di Roma (1947), Arduino Angelucci si è misurato con la decorazione di numerosi edifici pubblici, privati e di culto, con tematiche celebrative, mitologiche e religiose, e si è cimentato con linguaggi molteplici, dalla pittura su tavola all’olio su tela, dalla tempera al mosaico, eccellendo tuttavia nella tecnica dell’affresco come testimoniano i suoi pregevoli cartoni preparatori donati all’Università di Palermo.
Dopo l’apprendistato con Antonino Calcagnadoro, da cui deriva l’impronta verista di dipinti come Lo sfratto del 1920, con cui vince il pensionato promosso dall’Accademia di San Luca di Roma, Arduino Angelucci si iscrive nel 1922 al corso speciale di Pittura e poi a quello di Architettura presso il Regio Istituto Superiore di Belle Arti di Roma; l’anno successivo si classifica primo nella selezione di Roma per il Pensionato Artistico Nazionale di Pittura e nel 1925 il Ministero della Pubblica Istruzione gli assegna un viaggio premio a Parigi.
Nel 1940 Arduino Angelucci è chiamato a completare la decorazione della Sala Consiliare nel Palazzo del Comune di Rieti, già affrescata dal suo maestro Antonino Calcagnadoro e lo stesso anno partecipa al Concorso per la decorazione musiva nel Palazzo dei Congressi dell’Eur a Roma ma il suo interesse per la decorazione risale al decennio precedente. È il trasferimento a Roma a sollecitarne l’inserimento nel vivace ambiente culturale del Circolo Artistico di Via Margutta e a sancire la collaborazione, durata dal 1925 al 1930, con il pittore e critico d’arte Pietro D’Achiardi, con cui realizza le decorazioni di chiese e palazzi storici.
Proprio negli anni Trenta, particolarmente intensi in Italia per via di un clima generale orientato alla grande tradizione figurativa, Arduino Angelucci si dedica a importanti interventi artistici, quali la decorazione di una sala del Palazzo della Provincia di Rieti, realizzata tra il 1930 e il 1931, e il fregio del Salone d’onore del Palazzo del Governo di Terni del 1939.
La vittoria riportata al concorso per la Regia Università di Palermo, quindi, svolge una funzione chiave nella carriera dell’artista che si cimenta così con un tema celebrativo di grande complessità. È opportuno, inoltre, sottolineare che Artisti, poeti e scienziati alla corte di Federico II spicca certamente tra le prove più felici di Arduino Angelucci.
La consapevolezza critica circa questo intervento emerge dalla relazione che l’artista presenta al concorso, a lungo conservata presso gli eredi e poi confluita nella donazione insieme ai cartoni e ad altro materiale documentario. Arduino Angelucci interpreta il tema “non come semplice raffigurazione episodica di un cenacolo, ma come una sintetica visione del complesso di opere che risultò da quella felice confluenza di tutte le forze intellettuali del tempo intorno al grande monarca” 19. In diversi momenti – continua l’autore – “ho voluto abbracciare quest’opera che va dalla creazione di centri di studio, dall’impulso impresso alle arti, all’incremento dato dall’agricoltura” 20.
Arduino Angelucci, inoltre, è consapevole del ruolo fondamentale che spetta all’integrazione tra l’opera e il contesto ambientale per cui essa è stata commissionata: “Per la sua caratteristica forma allungata, per la sua posizione rispetto alla funzione dell’ambiente, il pannello della volta, mi ha consigliato una soluzione a scene sovrapposte svolgentisi sull’asse longitudinale” 21.
Proprio questo passaggio ci invita ad approfondire la lettura dei disegni preparatori per Artisti, poeti e scienziati alla corte di Federico II. Tra i dati emersi dallo studio dei disegni preparatori, nell’ambito della loro schedatura avviata sul Catalogo generale dei Beni Culturali, sono particolarmente rilevanti le informazioni desunte dal Registro dei verbali del Consiglio di Amministrazione della Regia Università di Palermo grazie alle ricerche svolte, presso gli Uffici Organi Collegiali dell’Università di Palermo, dall’Unità operativa Valorizzazione dei Beni e delle Collezioni del Sistema Museale di Ateneo, di cui è responsabile Antonella Tarantino, con la collaborazione di Sara Scandaliato e Annalisa Santoro.
Nell’adunanza del Consiglio d’Amministrazione del 16 febbraio 1935 il Presidente informa che la commissione giudicatrice del concorso per le decorazioni pittoriche dell’Aula Magna ha deliberato all’unanimità: “di chiamare a una seconda gara per il pannello centrale della volta (artisti poeti e scienziati alla corte di Federico II) i pittori Arduino Angelucci, Paolo Bevilacqua, Eugenio Morici e Gaetano Sparacino (i due ultimi presentatisi in collaborazione)” 22. Insieme ai nomi dei concorrenti, dal suddetto verbale si apprende la volontà di “indennizzare con un premio di L. 2.000 gli artisti chiamati alla seconda gara” 23 e di esporre al pubblico “tutti i lavori nella detta Aula Magna dal 13 al 17 febbraio 1935 dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 16 alle 17” 24.
La relazione dell’artista consente anche di individuare due figure simboliche presenti nella scena 1 e così descritte: nello sfondo, “il Genio Italico che guida ed incita focosi cavalli simboleggianti i primi segni del Rinascimento, intorno al grande ‘scientiarum amator’ e ai più grandi intelletti dell’epoca” e, in primo piano, la leonessa come “emblema di regalità e di potenza ma anche di dominio delle forze dello spirito su quelle della materia” 25. (Fig. 6).
Alla seconda scena, come esplicitato dalla dicitura riportata sul verso “FONDAZ. UNIVERSITA’ / DI NAPOLI”, corrisponde, invece, il seguente passaggio della relazione: “Ho inteso ricordare la fondazione dell’Università di Napoli cogliendo l’episodio della consegna dell’Ateneo al popolo napoletano. Sul messo imperiale, sui dignitari di corte, sul clero, negli anziani e negli scolari, domina una Minerva a rappresentare la continuità della cultura di Roma” 26. (Fig. 7).
Sul verso dei cartoni corrispondenti alla scena 3, che presentano annotazioni di tipo tecnico come numeri e misure e iscrizioni diffuse, si legge: “PALERMO / le arti”. Le arti sono sintetizzate nell’architettura “raffigurata in un cantiere fervente di opere feconde a simboleggiare lo sviluppo dato da Federico II alle costruzioni civili e militari. Un architetto, motore e centro della scena, illustra l’opera all’artigiano attento e, come fiamma creatrice accende di sé uomini, opere e cose” 27. (Fig. 8).
Nel verso del quarto cartone si alternano le indicazioni “SCENA GEORGICA” e “Scena agricoltura”, da individuare alla base della composizione e dedicata alla serena vita dei campi come “testimonianza della speciale cura che Federico II rivolse all’incremento dell’agricoltura, ma anche come incitamento al ritorno alla terra” 28. “In questo riquadro”, continua la relazione, “mi sono preoccupato di ottenere oltre ad una armonia compositiva di masse, di linee e di colore, un’unità d’insieme, una continuità di ispirazione che fondesse i vari momenti in un’unica visione riassumente la vasta opera di creazione del grande monarca e grandissimo mecenate” 29. (Fig. 9).
In conclusione, i cartoni in esame costituiscono una prova preziosa, meritevole della tutela e della valorizzazione che ha ricevuto, dell’ampia attività di Arduino Angelucci, che nella decorazione per l’Aula Magna dell’Ateneo di Palermo ha raggiunto una delle prove più alte della sua produzione.
Essi palesano, infatti, un’eccezionale abilità disegnativa a supporto di una composizione solida in cui sono centrali la figura umana e le proporzioni architettoniche capaci di offrire, proprio come dichiarato dallo stesso artista nella relazione che qui vale la pena di tornare a citare, quella “sintetica visione del complesso di opere che risultò da […] tutte le forze intellettuali del tempo intorno al grande monarca” in “un’opera che va dalla creazione di centri di studio, dall’impulso impresso alle arti, all’incremento dato dall’agricoltura” 30.
La presenza del tema dell’Agricoltura si reitera nell’Aula Magna dell’ex Facoltà, oggi Dipartimento, di Agraria dell’Università di Palermo, sito all’interno della cittadella universitaria di Viale delle Scienze, la cui decorazione La terra e l’acqua fu affidata a Gino Morici, autore eclettico e docente di decorazione all’Accademia di Belle Arti, nel cui nome ci siamo imbattuti nel verbale del Consiglio d’Amministrazione del 16 febbraio 1935 31. Lo stesso Gino Morici, d’altronde, nel 1926 si era cimentato con Federico II e la sua corte imperiale, pregevole pannello realizzato per la Società Siciliana di Storia Patria a Palermo, e proprio nel 1934, anno dell’emanazione del Bando per la decorazione dell’Aula Magna della Regia Università, è attivo, anche con Gaetano Sparacino, anch’egli precedentemente menzionato, per le decorazioni del Palazzo delle Poste di Caltanissetta. Seppur concluso nel 1963, l’intervento di Gino Morici, ormai superato il monumentalismo degli anni Trenta, afferma la presenza di una solida tradizione decorativa nell’Ateneo palermitano, avviata proprio da Arduino Angelucci.
Artisti, poeti e scienziati alla corte di Federico II di Arduino Angelucci è, quindi, una testimonianza dell’arte del tempo destinata alla fruizione pubblica con intenti didattici ed è un intervento decorativo felicissimo per l’orchestrazione sapiente che l’autore ha saputo sviluppare a partire dal tema assegnato dalla Regia Università di Palermo e destinato a un luogo, l’attuale Aula Magna del Dipartimento di Giurisprudenza, che ancora oggi è interessato dalla presenza di opere di alto profilo grazie all’azione di artisti visivi, tra cui Claire Fontaine e Yuri Ancarani, capace di rinnovare un dialogo ancora in essere e sempre stimolante tra l’Ateno e l’arte contemporanea 32.
- Tra questi momenti si ricordano i Convegni Musei e collezioni d’arte nelle università italiane. Modelli gestionali, pratiche di valorizzazione, strategie per la didattica e Collezioni e musei storico-artistici universitari: riflessioni su problemi e prospettive, promossi rispettivamente dall’Università di Cagliari e dall’Università di Macerata nel 2023.[↩]
- Circa la sua attività artistica ci limitiamo a menzionare C. Brandi, Guttuso, Fabbri, Milano 1983; E. Crispolti, Catalogo ragionato generale dei dipinti di Renato Guttuso, 4 voll., Giorgio Mondadori e Associati, Milano 1983-1989; Renato Guttuso. Scritti, a cura di M. Carapezza, Bompiani, Milano 2013; C. Perin, Guttuso e il realismo in Italia 1944-1954, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2020. Sulla musealizzazione della Vucciria si veda C. Costanzo, Renato Guttuso e la Sicilia. Per un museo diffuso del maestro di Bagheria, in Ucoarte. Revista de Teoría e Historia del Arte, 10, 2021, pp. 212-229.[↩]
- Cfr. https://www.unipa.it/ateneo/unipacomunica/Donati-al-Sistema-Museale-di-Ateneo-i-cartoni-preparatori-dellaffresco-di-Arduino-Angelucci/.[↩]
- I primi esiti di questo studio sono stati presentati in seno al Convegno Internazionale di Studi Arte contemporanea nelle Università: storie, pratiche collezionistiche, digitalizzazione e valorizzazione, promosso nell’ambito dell’attività del progetto di ricerca PRIN 2022 University Collections of Contemporary Art: Methodologies, Digitization, and Planning for University and Territory. A First Approach for a National Network, i cui Atti sono in corso di pubblicazione.[↩]
- Le vicende legate all’intervento palermitano vengono ricostruite in La Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Palermo. Origini, vicende ed attuale assetto, a cura di G. Purpura, Kalos, Palermo 2007, in particolare: G. Purpura, Il convento dei Teatini. L’oratorio di San Giuseppe dei Falegnami e la nascita della Regia Università di Palermo, pp. 39-63; O. Cancila, La vicenda dell’“arco scemo” e il ritorno dei Teatini, pp. 67-97, e Regesto della fabbrica (Dalla Relazione storica del Progetto di mssima per la ristrutturazione della sede della Facoltà di Giurisprudenza G. Cardamone, M. Giuffrè, S. Piazza, 1995), pp. 101-105. Si vedano anche Un archivio di architettura tra Ottocento e Novecento. I disegni di Antonio Zanca (1861-1958), a cura di P. Barbera, M. Giuffré, Biblioteca del Cenide, Cannitello 2005; R. Corrao, Antonio Zanca e il “restauro e la sistemazione edilizia” dell’Aula Magna della R. Università di Palermo (1919-1938), in «Progetto Restauro», 45, 2-10, 2008.[↩]
- Bando di concorso per “Lavori di sistemazione e riattamento dell’Aula Magna della R. Università – Decorazioni pittoriche” emanato il 28 giugno 1934 dal Genio Civile di Palermo. Donazione Angelucci.[↩]
- I restanti punti dell’articolo 3 sono relativi alle altre decorazioni dell’Aula Magna, che per ragioni di spazio esulano da questo contributo, e cioè Art. 3a: “12 pannelli preferibilmente monocromi tra le finestre” […] con “figure allegoriche”; 3b: “Pannello centrale sulla tribuna del Santo accademico […] “Ingresso di Garibaldi a Palermo”; 3d: “Riquadro alla volta sopra la gradinata” […] “Gli studenti dell’Università di Palermo rinunziando al ritardo del servizio militare si recano con la bandiera in testa ad arruolarsi (1915)”.[↩]
- Per una ricognizione su queste tendenze si consultino almeno Il ritorno all’ordine, a cura di E. Pontiggia, Abscondita, Milano 2005; Anni ’30. Arti in Italia oltre il Fascismo, a cura di A. Negri, catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 – 27 gennaio 2013), Giunti, Firenze 2012; F. Benzi, Arte in Italia tra le due guerre, Bollati Boringhieri, Torino 2013; A. Del Puppo, Arte contemporanea. Tra le due guerre, Carocci, Roma 2021.[↩]
- Nella vasta bibliografia sull’argomento si rimanda alla lettura di Immagini e forme del potere. Arte, critica e istituzioni in Italia fra le due guerre, a cura di D. Lacagnina, Edizioni di Passaggio, Palermo 2011; A. Del Puppo, Modernità e nazione. Temi di ideologia visiva nell’arte italiana di primo Novecento, Quodlibet, Macerata 2012; M. Dantini, Arte e politica in Italia. Tra Fascismo e Repubblica, Donzelli, Roma 2018; A. Del Puppo, Egemonia e consenso: ideologie visive nell’arte italiana del Novecento, Quodlibet, Macerata 2020; Arte e Fascismo, a cura di B. Avanzi, D. Ferrari, catalogo della mostra (Rovereto, MART Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, 14 aprile – 1° settembre), L’Erma di Bretschneider, Roma 2024.[↩]
- A. Auf der Heyde, L’Aula Magna dell’Università di Palermo. Cronistoria di un cantiere decorativo (1928-1938), in Quando l’ornamento non è delitto. La decorazione in Sicilia dal Tardogotico al Novecento, a cura di A. Buccheri e G. Ingarao, Istituto Poligrafico Europeo, Palermo 2020, pp. 150-151.[↩]
- Indispensabile sull’opera e le vicende a essa connesse Sironi svelato. Il restauro del murale della Sapienza, a cura di E. Billi, L. D’Agostino, Campisano Editore, Roma 2017. Sull’artista si vedano almeno Sironi. La grande decorazione, a cura di A. Sironi, Electa, Milano 2004; Mario Sironi 1885-1961, a cura di E. Pontiggia, catalogo della mostra (Roma, Complesso del Vittoriano, 4 ottobre 2014 – 8 febbraio 2015), Skira, Milano 2014; Mario Sironi. Sintesi e grandiosità, a cura di E. Pontiggia e A.M. Montaldo, catalogo della mostra (Milano, Museo del Novecento, 23 luglio 2021 – 27 marzo 2022), Ilisso Edizioni, Nuoro 2021.[↩]
- Cfr. C. Cagli, Muri ai pittori, in «Quadrante», n. 1, Milano, A. 1, n. 1 (mag. 1933), p. 19; M. Sironi, A. Funi, M. Campigli, C. Carrà, Manifesto della Pittura Murale, in «Colonna. Periodico di Civiltà italiana», A. I, n. 1, (dicembre 1933), pp. 11-12. Sulla decorazione monumentale si veda invece Muri ai pittori. Pittura murale e decorazione in Italia, 1930-1950, catalogo della mostra (Milano, Palazzo della Permanente, 16 ottobre 1999-3 gennaio 2000), Mazzotta, Milano 1999.[↩]
- M. Accascina, Oltre la XXI Biennale di Venezia. L’affresco di Angelucci nell’Aula magna della R. Università di Palermo, in «Giornale di Sicilia», 7 luglio 1938, in M.C. Di Natale (a cura di), Maria Accascina e il Giornale di Sicilia, 1938-1942: cultura tra critica e cronache, II, Sciascia Editore, Caltanissetta 2007, pp. 89-90.[↩]
- P. Rizzo, Gli affreschi del pittore Angelucci nell’Aula magna dell’Università di Palermo, in «L’Ora», 30 agosto 1936. L’articolo si rivela particolarmente interessante anche in virtù del tono polemico circa l’“armonia della sala”, in cui “hanno lavorato altri artisti” con un “discordante lavoro”, al quale Pippo Rizzo suggerisce di “mettere un riparo […] per armonizzare tutto l’insieme dell’Aula Magna”.[↩]
- P. Rizzo, Gli affreschi del pittore…, 1936.[↩]
- Ibidem.[↩]
- Ibidem.[↩]
- Per un approfondimento si rimanda alla lettura dei seguenti volumi: Amministrazione Provinciale di Rieti, Arduino Angelucci. Catalogo monografico, Provincia di Rieti, Rieti 1979; Arduino Angelucci pittore, catalogo della mostra (Rieti 2007-2008), Fondazione Varrone, Rieti 2007; Arduino Angelucci: l’architettura del colore, catalogo della mostra (Pieve di Cento, Museo Magi ’900, marzo 2009), a cura di Museo Magi ’900, Pieve di Cento 2009; A. Angelucci, Arduino Angelucci. Le opere parietali, Rieti 2019. Si consulti pure http://www.arduinoangelucci.it.[↩]
- A. Angelucci, Relazione sui bozzetti del Concorso per la decorazione in affresco dell’Aula Magna della Università di Palermo. Pannello centrale della volta di cui all’art. 3c, s.d. Donazione Angelucci.[↩]
- Ibidem.[↩]
- Ibidem.[↩]
- Registro dei verbali del Consiglio di Amministrazione della Regia Università di Palermo, Uffici Organi Collegiali, Università di Palermo.[↩]
- Ibidem.[↩]
- Ibidem.[↩]
- A. Angelucci, Relazione sui bozzetti…, s.d.[↩]
- Ibidem.[↩]
- Ibidem.[↩]
- Ibidem.[↩]
- Ibidem.[↩]
- Ibidem.[↩]
- Si vedano D. Lacagnina, Morici Eugenio (Gino), in Dizionario Biografico degli Italiani, 76, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma 2012: https://www.treccani.it/enciclopedia/eugenio-morici_(Dizionario-Biografico)/; Gino Morici. Un eclettico personaggio del Novecento palermitano, Eidos, Palermo 2007; G. Ingarao, La pittura murale di Gino Morici negli anni Sessanta. Gli affreschi della Facoltà di Agraria di Palermo, in Quando l’ornamento non è delitto…, pp. 171-186. Si consulti pure Facoltà di Agraria. La nostra storia, a cura di S. Tudisco, Edizioni Fotograf, Palermo 2008.[↩]
- Il progetto Crossing Borders è attualmente in corso: https://www.artribune.com/arti-visive/arte-contemporanea/2025/03/claire-fontaine-crossing-borders-palermo/.[↩]