Sergio Intorre

La Vita S. Rosaliae di van Dyck: un aggiornamento

sergio.intorre@unipa.it
DOI: 10.7431/RIV31042025

Nel 2024 il ritrovamento nel Fondo librario antico della Biblioteca della Fondazione Sicilia del rarissimo ciclo di incisioni realizzato ad Anversa nel 1629 da Cornelis Galle e Philips de Mallery su disegni di Antoon van Dyck, la Vita S. Rosaliae virginis panormitanae pestis patronae iconibus expressa 1, aggiungeva un ulteriore esemplare dell’opera agli unici due noti fino ad allora nella Bodleian Library di Oxford 2 e nella Landesbibliothek di Oldenburg 3. A poco meno di un anno di distanza, un altro esemplare dell’opera è stato individuato a Palermo all’interno della collezione Puglia (Fig. 1), grazie alla sensibilità culturale del collezionista stesso. L’individuazione di questo esemplare assume particolare importanza, sia perché il ciclo di incisioni è completo (sono presenti il frontespizio e tutte le nove tavole) e in buone condizioni, sia perché ha aperto una nuova prospettiva di ricerca relativamente alla circolazione dell’opera di van Dyck. Infatti, analogamente all’esemplare della Fondazione Sicilia 4, le tavole della collezione Puglia sono rilegate all’interno del volume del 1708 della raccolta di preghiere dedicate alla patrona Corona di rose e gigli intrecciata di varie divozioni da offerirsi alla gloriosissima romitella S. Rosalia vergine palermitana, del padre gesuita Domenico Stanislao Alberti (Fig. 2). L’analogia tra i due esemplari palermitani (che differiscono soltanto per la mancanza del frontespizio dell’opera dell’Alberti nel volume della collezione Puglia) fa sembrare plausibile che nel 1708 l’editore e stampatore della Corona di Alberti abbia impaginato le incisioni di van Dyck in alcune delle copie in fase di realizzazione. D’altra parte, resta da chiarire in che modo alcuni esemplari della Vita S. Rosaliae di van Dyck siano giunti nella disponibilità di Alberti o del suo editore, dal 1629 al 1708, da Anversa a Palermo.

L’edizione del 1708 della Corona di rose e gigli fu stampata da Domenico Cortese, “Stampatore dell’Illustrissimo Senato”, del quale non sappiamo molto, se non che fu attivo dal 1700 al 1710 5. In quest’arco di tempo risultano poco meno di un centinaio di pubblicazioni edite da Cortese, tra raccolte poetiche, trattati religiosi, raccolte di preghiere, libretti di cori sacri, opere storiche e scientifiche. Tra queste, nel corso della sua attività Cortese stampò quattordici opere su Santa Rosalia, tra le quali spiccano, oltre a quella di Alberti qui studiata, il Compendio della vita di s. Rosalia vergine romita palermitana di Antonino Mongitore del 1703, L’Emporio delle glorie palermitane o vero il compendio di molti pregi della città di Palermo, consecrato a S. Rosalia vergine palermitana di Ignazio de Vio del 1704 e l’Istoria dell’ammirabile vita di S. Rosalia vergine, e romita, palermitana del gesuita Antonio Ignazio Mancuso, sempre del 1704. Più in generale, sono innumerevoli le pubblicazioni che a partire dal 1624, anno dell’inventione delle sacre spoglie sul Monte Pellegrino 6, vennero dedicate alla patrona di Palermo ininterrottamente per tutto il XVII e XVIII secolo 7. Sia la Corona di Alberti, sia la produzione di Cortese su Rosalia vanno inquadrate in questo tipo di contesto, nel quale la devozione per la santa eremita non venne mai meno, facendo della sua figura uno dei principali poli della cultura umanistica palermitana di Età Moderna, alla quale ogni anno venivano dedicate decine di opere dei generi più vari, dalle orazioni alle preghiere, dai trattati agiografici a quelli storici, dai panegirici alle opere teatrali. Ripercorrendo la lista degli autori che pubblicarono con Cortese, inoltre, si intravede ancora attiva la connessione tra Viceregno e Chiesa, tra Senato e Ordini religiosi, i Gesuiti in particolare, che era stata cruciale già nel 1624, quando la figura di Rosalia venne rivelata ai palermitani come loro salvatrice, continuando a fare da collante tra le varie anime di Palermo a quasi un secolo di distanza.

Ancora più significativa, a questo proposito appare la figura dell’autore della Corona di rose e gigli, Domenico Stanislao Alberti. Di lui si sa che nacque il 4 maggio 1655, entrò nella Compagnia di Gesù il 12 novembre 1671 e prese i voti solenni il 15 agosto 1688 8. Si distinse per la sua cultura umanistica, che lo portò ad insegnare Greco, Etica e Filosofia tra Palermo e Monreale, e fu capo delle missioni gesuite in Sicilia a partire dal 1707 9. La Corona fu soltanto una delle sue numerose pubblicazioni, sia a carattere storico che religioso 10, tra le quali spicca una storia della Compagnia di Gesù, della quale pubblicò soltanto la prima parte. A tal proposito è nota una sua littera indipeta del 13 novembre 1703 indirizzata al suo generale di riferimento, nella quale si scusa per non aver portato a compimento la seconda parte dell’opera e, inoltre, chiede che gli venga assegnato “qualunque impiego […] per tutto il rimanente della […] vita in qualunque Collegio, purchè non sia della Sicilia” 11; la richiesta non venne esaudita e Alberti morì a Palermo il 9 marzo 1731 12. La fama raggiunta da Alberti come autore in ambito ecclesiastico è dimostrata dall’ampia circolazione di alcune sue opere, come, ad esempio, il Septenario de alabanzas en honra de la admirable y noble virgen Sta. Rosalia: natural, tutelar y patrona de Palermo… abogada contra la peste, pubblicato in Messico nel 1711 13, che dimostra l’ampia diffusione che il culto della patrona ebbe, oltre che in Europa, nei territori spagnoli di oltreoceano, e Il mese di luglio consacrato alle glorie di S. Ignazio fondatore della Compagnia di Gesù del 1726, tradotta e pubblicata vent’anni dopo, sempre in Messico 14.

L’appartenenza all’ordine gesuita e la posizione di rilievo raggiunta dall’Alberti al suo interno pose l’autore a diretto contatto con il contesto religioso e culturale che a partire dal 1627 aveva prodotto l’aggiornata e ampliata agiografia rosaliana di Giordano Cascini e che, lungo tutto il secolo, aveva esportato il culto di Santa Rosalia in gran parte dell’Europa, grazie alla circolazione delle reliquie e delle opere dello stesso Cascini dedicate alla patrona, la cui influenza, almeno nei contenuti, è evidente proprio nel ciclo di incisioni di van Dyck 15. Appare, quindi, verosimile che l’autore, grazie alle sue relazioni come alta carica dell’Ordine e all’ampia circolazione di opere che caratterizzò Palermo e l’area mediterranea in Età Moderna, sia venuto in possesso di alcuni esemplari della Vita S. Rosaliae di van Dyck e che ne abbia tratto ispirazione per aggiornare la sua raccolta di preghiere dedicate alla patrona, inserendo le tavole dell’artista fiammingo all’interno di alcune copie della quinta edizione del 1708. A confermare questa ipotesi è la struttura di quest’ultima, che non si riscontra nelle altre edizioni, prive delle incisioni di van Dyck, come ad esempio la settima, del 1729. L’edizione contenente le incisioni, infatti, è divisa in nove giornate, ciascuna delle quali è aperta da una tavola di van Dyck e da un testo che sostanzialmente ne amplia e commenta la didascalia (Fig. 3), cosicché le incisioni fanno da architrave narrativa alle preghiere raccolte nel volume.

Del volume dell’Alberti furono realizzate dieci edizioni, da editori diversi, la prima nel 1698, la decima nel 1797 16. Della quinta edizione del 1708, oltre a quelli della Fondazione Sicilia e della collezione Puglia, a Palermo è custodito un esemplare anche nella Biblioteca Centrale della Regione Siciliana, però privo delle incisioni di van Dyck 17. Non figurano le incisioni neanche negli altri esemplari noti custoditi presso la Biblioteca Diocesana di Viterbo 18 e la Biblioteca Seminariale Paolo VI di Aversa 19. Le incisioni di Antoon van Dyck si ritrovano tutte, e in buone condizioni, nell’esemplare custodito presso la Biblioteca del Seminario vescovile di Asti 20 (Fig. 4), “Ex dono Rev.di Gasparis Fantini”, la cui aggiunta porta a cinque gli esemplari ad oggi noti della Vita S. Rosaliae, tutti completi tranne quello di Oxford, mancante, come è noto, della tavola n. 7 21.

  1. L’esemplare è stato individuato da Maria Concetta Di Natale e da chi scrive nel corso delle ricerche scientifiche mirate alla realizzazione della mostra “Le estasi di Santa Rosalia. Antoon van Dyck, Pietro Novelli, Mattia Preti, Luca Giordano”, allestita presso la Pinacoteca di Villa Zito dal 24 febbraio al 19 maggio del 2024 nella ricorrenza del quarto centenario dell’invenzione dei resti della patrona di Palermo sul Monte Pellegrino, con la curatela scientifica di Maria Concetta Di Natale, il coordinamento tecnico-scientifico di chi scrive e la direzione artistica di Laura Barreca. Sull’opera v. S. Intorre, La Vita S. Rosaliae di van Dyck nella Biblioteca della Fondazione Sicilia, in Le estasi di Santa Rosalia. Antoon van Dyck, Pietro Novelli, Mattia Preti, Luca Giordano, catalogo della mostra (Palermo, Pinacoteca di Villa Zito, 24 febbraio – 19 maggio 2024) a cura di Maria Concetta Di Natale, Cinisello Balsamo 2024, pp. 41-67.[]
  2. Z.Z. Filipczak, Van Dyck’s ‘Life of St Rosalie’, in “The Burlington Magazine”, 131, 1039, ottobre 1989, pp. 693-698.[]
  3. G. Bongiovanni, M. De Luca, Santa Rosalia e la peste: osservazioni su alcune incisioni del Seicento, in Rosalia eris in peste patrona, catalogo della mostra (Palermo, Palazzo Reale, 3 settembre 2018 – 5 maggio 2019) a cura di V. Abbate, G. Bongiovanni e M. De Luca, Palermo 2018, pp. 73-88.[]
  4. S. Intorre, La Vita S. Rosaliae…, 2024, p. 42.[]
  5. A. Anselmo, I tipografi, in Bibliografia delle edizioni palermitane antiche (BEPA), II, Edizioni del XVII secolo – Contributi e Indici, a cura di C. Pastena, A. Anselmo, M.C. Zimmardi, Palermo 2014, p. 35.[]
  6. A tal proposito v. M.C. Di Natale, S. Rosalia virgo solitaria, in Le estasi…, 2024, pp. 17-39.[]
  7. Cfr. C. Pastena, E. Zacco, Sanctae Rosaliae Dicata – Bibliografia cronologica su Santa Rosalia, Palermo 2017.[]
  8. A. Mongitore, Bibliotheca Sicula, sive de scriptoribus siculis, I, Palermo 1708, p. 170.[]
  9. Ibidem.[]
  10. Ibidem.[]
  11. Archivum Romanum Societatis Iesu, FG 750, f. 146, Palermo 13 novembre 1703; v. anche E. Frei, Early modern Litterae Indipetae for the East Indies, Leiden 2023, p. 36.[]
  12. J. Fejér, Defuncti secundi saeculi Societatis Jesu: 1641-1740, Roma 1985, p. 15.[]
  13. N. Salazar Simarro, Los libros del noviciado del convento de Jesús María de México. Sus anotaciones manuscritas, in “Boletín de monumentos históricos”, III, n. 40, maggio-agosto 2017, p. 128.[]
  14. Ibidem.[]
  15. Sul tema v. M.C. Di Natale, S. Rosalia virgo solitaria e C. D’Arpa, Da Palermo alle Fiandre e viceversa: le iconografie di santa Rosalia Sinibaldi promosse da Antoon van Dyck e dai gesuiti di Anversa, in Le estasi…, 2024, pp. 17-39, 69-81.[]
  16. A. De Backer, A. De Backer, A. Carayon, Alberti, Dominique Stanislas, ad vocem, in Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, I, Bruxelles – Paris 1890, p. 122.[]
  17. Si ringrazia la Dott.ssa Roberta Martorana per la cortese collaborazione.[]
  18. Si ringrazia la Dott.ssa Elisa Angelone per la cortese collaborazione.[]
  19. Si ringraziano il Dott. Giuseppe Del Vecchio e il Direttore Don Fernando Angelino per la cortese collaborazione.[]
  20. Si ringrazia la Dott.ssa Debora Ferro per la cortese collaborazione.[]
  21. Z.Z. Filipczak, Van Dyck’s ‘Life of St Rosalie’, 1989, p. 698.[]